“Salve, sono la cameriera secca dei signori Montagnè…” Chissà se Anna Marchesini si è presentata così, ironica come sempre, con occhiali spessi come fondi di bicchiere e cipollone alla Marge Simpson, alle porte del nuovo mondo che l’ha accolta sabato a soli 63 anni, stroncata dall‘artrite reumatoide, una malattia dal nome onomatopeico che solo a pronunciarlo già pare di sentire le mani che si accartocciano su se stesse scricchiolando e poi tutto il resto che si trasforma, anche la faccia. Anna Marchesini era cambiata tanto nel corpo, che era stato bellissimo, e anche nel viso, ma non nello spirito e nella testa, sempre così intelligente, sagace, ironica e divertita, fino ai suoi ultimi spettacoli teatrali portati in scena finché ha potuto, nelle sue ultime apparizioni televisive e nei suoi libri, anche quando parlava della morte che certo sapeva l’avrebbe presa presto: “ho già adocchiato una vetrinetta in sala riunioni con un piccolo cofanetto verde di porcellana, credo – scriveva sul suo sito ufficiale in riferimento all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico che l’aveva bocciata due volte prima di ammetterla e dove poi insegnava – ritengo sia ideale per contenere le mie ceneri. È un’aspirazione che piano piano troverò il coraggio di far uscire alla luce. Che detto di un mucchietto di ceneri non è appropriato. Posso tentare… e se mi ribocciano? E se poi l’Accademia trasloca? E se durante il trasloco il cofanetto verde si rompe? No eh! essere spazzata via dall’Accademia no, mai più!”
E chissà se poi, sempre all’entrata di quel suo nuovo mondo quando qualcuno le ha detto “si accomodi pure signora…” non abbia risposto con voce stridula “sono signorinaaaa” e poi scusandosi perché “siccome che sono cecata” avrebbe chiesto dove doveva andare… Oggi pomeriggio i funerali a Orvieto, in provincia di Terni, dove Anna Marchesini era nata e quindi l’addio alla Signorina Carlo e alla cameriera secca, ma anche alla bella figheira e alla sessuologa televisiva più imbarazzata del pianeta, dottoressa Merope Generosa, e pure alla monaca di Ponza e a quella Lucia, protagoniste femminili della parodia de I promessi Sposi portata con enorme quanto inaspettato successo nel 1990 su Rai 1 con il resto del Trio, quella Lucia che adesso avrebbe certo chiesto “che d’è?”. “Una parte della mia vita e di me stesso che se ne va” dice di lei Tullio Solenghi, “ha ironizzato anche sulla sua stessa patologia, esorcizzandola e dando a noi tutti un grande esempio” fa eco Massimo Lopez. Grazie Anna di averci fatto ridere tanto. Ciao Anna.