Fiore: il primo amore in carcere che non si scorderà mai

di Patrizia Simonetti

Si dice che l’amore può tutto e non si tratta sempre di una frase fatta

. A volte l’amore può davvero tutto, può infrangere barriere, far crollare muri e pure eliminare sbarre, anche quelle di un carcere. Nell’istituto minorile dove a diciassette anni è detenuta Daphne per aver messo a segno una rapina, ce ne sono tante, ma non le impediscono certo di innamorarsi, del resto quella è l’età per farlo, l’adolescenza, durante la quale dovresti solo provare la vita: provare ad odiare e pure ad amare. Così come se stesse fuori, e forse anche di più, Daphne (Daphne Bonori) si innamora di Josh (Josciua Algeri), anche lui in cella per rapina. Solo che l’amore là dentro è proibito, i ragazzi stanno da una parte e le ragazze dall’altra e non si possono proprio incontrare. Così la loro relazione è fatta di sguardi, di poche parole attraverso le sbarre, di lettere mandare l’uno all’altra di nascosto. Ma se un fiore può nascere su una roccia, allora l’amore può fiorire pure in cella. Fiore è il titolo del film di Claudio Giovannesi, romano, classe 1978, già regista di Alì ha gli occhi azzurri e pure di due episodi, il 7 e l’8, di Gomorra 2 La serie, che lo ha scritto con Filippo Gravino e che firma anche la musica, prodotto da Pupkin Production e IBC Movie con Rai Cinema, applaudito a Cannes 2016 nella sezione Quinzaine des Réalisateurs e da oggi, mercoledì 25 maggio, in sala a Roma, Milano, Torino, Bologna e Firenze, e da mercoledì 1 giugno anche nel resto d’Italia, a raccontare di Daphne e di Josh, ma anche di Daphne e di suo padre Ascanio, interpretato da Valerio Mastandrea.

“L’obiettivo era quello di realizzare un film verosimile – racconta il regista – Per questo io e gli sceneggiatori abbiamo trascorso quattro mesi di insegnamento volontario nell’istituto penale per i minori di Casal del Marmo a Roma, coinvolgendo ragazzi e ragazze detenute in laboratori sul linguaggio video e cinematografico, in modo da scrivere la sceneggiatura all’interno del carcere e basarla sulle loro esperienze e sulle loro biografie. Quello che ci emozionava – continua Giovannesi – erano i sentimenti degli adolescenti costretti nella detenzione e il film Fiore è tutto raccontato attraverso gli occhi di una diciassettenne che vive contemporaneamente l’esperienza del carcere e del primo amore”. E il primo amore in carcere, quando te lo scordi? Ad eccezione ovviamente di Valerio Mastandrea, il cast di Fiore è tutto composto da attori non professionisti, ex detenuti ed ex detenute o in regime di messa alla prova. Così come gli assistenti di polizia penitenziaria sono poliziotti veri.