Lei, la detective, entra lentamente nella stanza con sguardo scrutatore e quello che le si apre davanti è uno scenario agghiacciante: tutto, pareti incluse, è imbrattato di macchie e schizzi rossi a dir poco inquietanti. Sangue? Macché, è la vernice con cui hanno appena finito di giocare i suoi terribili gemelli, Luca e Marco (Leonardo e Matteo Frontoni) che assieme all’adolescente Allegra (Giulia Salerno) formano la prole di Laura Moretti, ispettrice di polizia romana trasferitasi a Torino per amore, quello per Iacopo (Gianmarco Tognazzi), che anni prima ha sposato ma dal quale ora si sta separando perché l’ha tradita. Con chi? Beh, questo è solo uno de I Misteri di Laura, la nuova serie Mediaset un po’ rosa e un po’ nera diretta da Alberto Ferrari in onda su Canale 5 da martedì 27 ottobre in prima serata per 8 puntate, protagonista, finalmente, Carlotta Natoli che presto rivedremo anche nella terza serie di Braccialetti Rossi, e che noi abbiamo videointervistato, poi vi raccontiamo qualcos’altro della serie:
Basata sul format originale spagnolo Los Misterios de Laura di cui c’è anche un remake americano con Debra Messing, nella versione tutta italiana troviamo anche Daniele Pecci che interpreta Matteo Maresca, un nuovo collega che affianca Laura nelle sue indagini, un belloccio in stile finto trasandato dai modi un po’ rudi ma esilaranti, talmente diverso da lei che… beh, non possiamo svelare proprio tutto, neanche chi ha ucciso il povero pesce rosso di casa Moretti, tanto meno chi ha assassinato Emilio Ruzzi, la vittima del primo caso, un imprenditore più volte minacciato di morte che il detective Laura aveva il compito di proteggere e che invece finisce al centro di un delitto che è il classico mistero della stanza chiusa. La serie I misteri di Laura è prodotta dalla Casanova Multimedia di Luca Barbareschi, direttore dell’Eliseo che ha voluto si presentasse proprio nel suo teatro e in rigoroso stile multimediale: “la possibilità di usare un teatro nostro per presentare i nostri prodotti è un motivo di orgoglio in più – ha detto Barbareschi – così come di aver usato questo sistema un po’ teatrale, teatralizzando la scena finale del primo episodio…” che noi abbiamo ripreso: