Dove potrebbero incontrarsi un ragazzo gay appena lasciato dopo otto anni dal suo grande amore che voleva di più, tipo una famiglia con tanto di figlio ma lui non se l’è sentita che aveva paura, e una ragazza incinta che non sa di chi o non vuole dirlo manco a se stessa e a dire il vero fa quasi finta di non esserlo se non fosse per le tette che così non ce le ha mai avute, con il suo vivere alla giornata tra capelli rosa e bugie su bugie da farci camminare un treno? In una dark room, ovvio. Si chiamano Paolo e Mia, che poi in realtà sarebbe Mimma, sono in qualche modo due disperati, lei apparentemente più forte ed egoista, lui un santo che fa tutto ciò che lei gli chiede, che è strano visto che l’ha appena conosciuta e certo è ancora Mario che ama. Li racconta nel loro viaggio da Torino a Reggio Calabria, e anche attraverso loro stessi, Il padre d’Italia, opera seconda di Fabio Mollo in sala da giovedì 9 marzo con Goodfilms, lui interpretato da Luca Marinelli, tra gli eroi sbagliati di Non essere cattivo e Lo chiamavano Jeeg Robot e prossimamente anche in Slam – Tutto per una ragazza di Andrea Molaioli, lei da Isabella Ragonese, appena vista in TV come la moglie fantasma di Rocco Schiavone e che sempre dal 9 marzo vedremo anche in Questione di karma di Edoardo Falcone e pure in teatro in Louise e Renée diretta da Sonia Bergamasco (che ce ne ha parlato nella nostra videontervista).
Paolo e Mia dunque si uniscono come anime gemelle separate alla nascita, l’una compensa l’altro, l’uno a fare da angelo custode all’altra e poi viceversa, lui che lascia tutto per lei, il lavoro, la sua città, disposto a vivere altrove se in quell’altrove c’è Mia e ci sarà sua figlia, lui che tutto scatta quando lei lo prega di non lasciarla sola. Poi però la vita è strana e pure Mia… Con Il padre d’Italia il regista calabrese torna sul tema della paternità ma stavolta dalla parte del genitore, “più in particolare – spiega Fabio Mollo – dal punto di vista di una generazione che smette di essere figlia e diventa genitore, raccontando quindi la precarietà della stessa generazione, sia economica che emotiva: Paolo è un personaggio che vive in disparte come se non meritasse felicità nella vita mentre Mia invece è un’esplosione di felicità e lo aiuta e lo contagia”. E sarà grazie a lei che Paolo accetterà quella paternità che prima aveva rifiutato perché “contro natura”, dice, ma “i miracoli sono contro natura” risponde Mia… In giorni in cui si parla di morte come libertà di sceglierla se la vita non è più tale, ecco un film sulla vita che nasce nonostante tutto e sulla libertà di lasciarla ad altri o da altri prendersela… libertà ci è sembrata la parola chiave de Il padre d’Italia dove Italia è la piccola che viene al mondo dopo l’ennesima notte brava della madre, ma anche un paese che a furia di sforzarsi forse ce la farà a cambiare… Ed ecco Mia e Paolo secondo Isabella Ragonese e Luca Marinelli: