Dopo aver interpretato Cesare in Non essere cattivo di Claudio Caligari accanto ad Alessandro Borghi, ruolo che a Venezia72 gli è valso il premio Francesco Pasinetti e che forse lo porterà a Los Angeles per la notte degli Oscar, Luca Marinelli, 31 anni, romano, è ancora in qualche modo un cattivo, ovvero uno zingaro spietato e schizofrenico, in Lo chiamavano Jeeg Robot, primo lungometraggio di Gabriele Mainetti con Claudio Santamaria e Ilenia Pastorelli ambientato nella borgata romana di Tor Bella Monaca e presentato alla Festa del Cinema di Roma dove lo abbiamo incontrato.
Luca, quanto c’è di tuo in questo personaggio?
Di mio c’è tutto il divertimento che ci ho messo. Ho tentato di tirar fuori quello che faceva divertire perché questo è un tipo di cattivo che non mi interessava rendere pauroso proprio per la sua cattiveria, ma per quella sua specie di follia, quella di una persona che da un momento all’altro può fare qualcosa di assolutamente incontrollabile.
E questo fa paura?
A me sì, sono le persone come lui che mi fanno veramente paura e l’imprevedibilità mi spaventa tantissimo.
Poi però c’è anche ciò che non si vede…
Per questo gli ho costruito dentro un mondo di sofferenze. Lui parla spesso della sua situazione, poi però si capisce, più o meno, che ha provato una via, ha provato a cantare per esempio, però non c’è riuscito ma anche nella strada criminale che ha preso vuole sempre fare le cose in grande, sempre in una maniera artistica diversa.
Quindi non sei “un cattivo e basta” come non lo sei stato nel film di Caligari, non lo è nessuno?
Nessuno è cattivo e basta, sarebbe troppo riduttivo, la cattiveria è un momento, cattivi non si nasce. Non si può essere cattivi e basta, c’è sempre qualcosa che fa scaturire una reazione.
Lo chiamavano Jeeg Robot è un film fantastico in cui però c’è anche tanta realtà…
Ricordo che abbiamo cercato molto la realtà, siano andati a Tor Bella Monaca dove non ero mai stato in vita mia per guardare, per dare un senso, per partire dalla realtà e creare una irrealtà, una follia, un qualcosa che realmente non può succedere.
Però c’è pure l’amore…
Che in maniera romantica potrei definire il superpotere più grande di tutti che fa scattare i superpoteri…
Non lo so che attore voglio essere, voglio solo fare le cose che mi piacciono, che mi divertono e che siano belle da sostenere, perché quando fai un film ne diventi sostenitore, bisogna parlarne,proprio come sto facendo ora con te, e ci sto a sostenerlo perché ci voglio stare, perché l’ho fatto e ci ho creduto. Vorrei solo avere la fortuna di continuare a fare le cose che mi piacciono e come mi piacciono.
Non essere cattivo potrebbe rappresentare l’Italia agli Oscar, cosa ne pensi?
Penso che quello che già è successo e sta succedendo con Non essere cattivo è molto bello, ogni volta si apre un capitolo nuovo, una cosa pazzesca e ogni cosa che si aggiunge è un regalo per Claudio Caligari, ma più che un regalo qualcosa di molto meritato. Io però sono molto scaramantico per cui, per scaramanzia, faccio finta di non pensarci…