Momento d’oro per Claudio Bisio. L’attore piemontese in tournée teatrale con Father and Son e da mercoledì al cinema con Ma che bella sorpresa di Alessandro Genovese, torna in TV in un ruolo inedito per lui, quello di giudice di Italia’s Got Talent 2015 al via giovedì 12 marzo per la prima volta su Sky Uno, accanto a Luciana Littizzetto, Nina Zilli e Frank Matano, lo youtuber con cui condivide anche il grande schermo. Sette le puntate dedicate alle audizioni che sono già state registrate, mentre le due semifinali e la finale andranno in onda in diretta.
Cominciamo con una domanda semplice semplice: fra teatro, cinema e televisione che preferisci?
Nasco in teatro quindi è il mio amore primitivo e quando ci torno sono sempre felicissimo. Il cinema l’ho scoperto dopo e mi sta dando soddisfazioni eccezionali. La televisione a piccole dosi, perché no.
Che giudice sei a Italia’s Got Talent?
Sincero sicuramente, buono o cattivo non saprei ma di sicuro non c’è stato nessun gioco di ruolo a tavolino tra noi per decidere chi fa il buono e chi il cattivo, siamo stati tutti liberi. Mi sembra comunque che io all’inizio fossi un po’ più buono perché abbiamo trovato talenti veri, non c’erano dilettanti allo sbaraglio. Ricordo tanti artisti di strada e anche un acrobata italiano qua da noi sconosciuto che però lavora in Canada con il Cirque du Soleil e ci vive da anni di questo lavoro, così adesso viene qui da solo per farsi conoscere. E poi musicisti anonimi bravissimi, cantanti e cantautori eccezionali, due rapper… dire no all’inizio era molto difficile, per cui sono stato di manica larga, poi con il passare del tempo ne vedi tanti e cominci a fare anche dei raffronti e così sono progressivamente diventato più severo.
Qualcuno ti ha colpito in modo particolare?
Mi hanno colpito tanto le crew, gruppi di venti, trenta persone che ballano il classico o l’hip hop. Ma soprattutto un gruppo tutto maschile che arriva dalla Romagna e fa una cosa che io neanche sapevo che esistesse: la polka chinata, che è una tradizione vera italiana ed è una cosa di un’atleticità e di una fatica infinita perché “chinata” significa “piegata sulle gambe” e poi si tengono stretti stretti e fanno delle rotazioni come dei dervisci, è difficilissimo. Io e Frank ci abbiamo provato, siamo saliti sul palco ma ti giuro, al terzo giro stop. Sono cose così eclatanti, eccezionali, belle e nuove per me.
Nulla dunque che richiami la cara vecchia Corrida?
Proprio niente, ma senza parlar male della Corrida, quella originale con Corrado che io vedevo sempre da ragazzino e mi faceva ridere. Il riferimento che ci hanno dato era di vederci molti Britain’s got talent ed è quello che ho fatto, anche quello dove è nata Susan Boyle e se vedi il suo provino, lei era proprio una casalinga scozzese improbabile per come si presentava, non le avresti dato due sterline, invece ha una voce pazzesca, incredibile e adesso è una cantante famosa. Ecco, l’intento è quello e secondo me ci stiamo provando.
È un addio definivo a Mediaset?
Io qui a Sky mi sono trovato molto bene perché secondo me è una televisione del futuro, è veramente un piacere vederla, però mai dire mai.
Un periodo molto intenso per te: sei in tournée teatrale con Father and Son, mercoledì esce al cinema Ma che bella sorpresa e giovedì debutti, appunto, come giudice di Italia’s Got Talent
Comunque fa sempre tutto parte del mestiere dell’attore, sia il teatro che il cinema che la TV. Certo è un momento che non era previsto, bello e anche un po’ faticoso, ma emozionante. Ieri ero a Pavia, in teatro, domani sarò a Todi, poi Mestre, insomma sono in una tournée vera. Poi il film e poi Italia’s Got Talent, sempre con Frank Matano, peraltro.
Infatti, una coppia affiatata…
Ti dico solo che l’ultimo anno ho visto più lui che mia moglie, perché abbiamo girato per due mesi il film e per altri due mesi le auditions di Italia’s Got Talent, stiamo sempre insieme ed è una gioia perché è un ragazzo eccezionale.
A teatro porti un testo sulla difficoltà di rapporto tra padre e figlio, tu ne hai due, Alice e Federico, com’è la tua relazione con loro?
Hanno 18 e 19 anni e stanno esattamente nel parco degli adolescenti, sdraiati, come li definiva nel testo omonimo Michele Serra. Quel testo parla di un padre che cresce e invecchia, e io tra poco compio 58 anni, il 19 marzo proprio nel giorno della festa del papà, un post sessantottino che non vuole invecchiare, anticonformista, giovane dentro, che poi si trova invece a dover stabilire delle regole perché ai figli va fatto anche quello. Per cui ti posso parlare della mia vita privata e dello spettacolo con le stesse parole. C’è da dire che è molto più difficile oggi che un tempo.
Perché mi viene in mente mio padre che non era certo un padre padrone, ma decisamente autorevole, l’ultima parola ce l’aveva sempre lui: lo ricordo in salotto con la pipa a guardare la televisione e mia madre che ad ogni mia richiesta mi diceva di chiedere a lui. Non che mi spaventasse, ma mi metteva un po’ in soggezione. Oggi noi siamo i primi a voler essere amici dei nostri figli, cosa che gli psicologi ci dicono essere un errore madornale, ma è più forte di noi. Avendo lottato contro ogni autorità nel 68, non riesco ad essere io a mia volta autorità.
E quindi come ne esci?
Facendo questo mestiere ogni tanto lo recito il ruolo del padre, imposto la voce, le regole, stasera si torna entro l’una, telefonate, ma non ci credo neanche io. E poi quando trasgrediscono, spero che questo non lo leggano, sono felice, questa è la cosa clamorosa. Eh sì, cavolo. Per fortuna i miei figli sono bravi e si tratta di piccole cose. Ad esempio mia figlia sabato sera è andata a una festa con gli amici e il giorno dopo a fare vela e quando domenica sera è tornata a casa, ho capito perfettamente che non aveva dormito neanche un minuto, era stravolta. Così l’ho un po’ sgridata dicendole che il giorno dopo sarebbe dovuta andare a scuola e aveva il compito in classe di greco, ma dentro di me ero felice.
A proposito di Ma che bella sorpresa non ti chiedo se la donna ideale esiste perché te lo hanno già chiesto tutti, ma se la tua, quella che formi con tua moglie Sandra con cui sei sposato da 12 anni, può essere considerata una coppia ideale in un periodo e in un mondo come quello dello spettacolo dove ne scoppia una al giorno
Noi scherzando ci diciamo che duriamo tanto perché ci vediamo poco, ma è perché ci vogliamo bene e abbiamo costruito una cosa insieme. Ci vuole un po’ di responsabilità secondo me, e mi sento di averla. Io sono circondato da amici separati, sono io la mosca bianca e da questo punto di vista sono felice. Può sempre succedere che finisca o che lei si innamori di un altro o io di un’altra per carità, ma faccio di tutto affinché non succeda e devo dire che non mi costa alcuna fatica. La mia prima battaglia sociale fu quella per il divorzio nel 1974, però mi auguro di non doverlo mai usare.