Per essere un mito devi aver fatto qualcosa di grande, ma soprattutto devi essere morto. E prima te ne sei andato, più a lungo brillerai e verrai celebrato.
24 anni. Tanto, anzi poco, ha vissuto James Dean lasciandoci soltanto tre film: La valle dell’Eden di Elia Kazan, Gioventù bruciata di Nicholas Ray e Il Gigante di George Stevens. Molto più, in realtà, di quanto altri ci abbiano lasciato con decine e decine di lavori. Nato a Marion, in Indiana, in una famiglia di quaccheri, James Dean moriva 60 anni fa, il 30 settembre del 1955, in un incidente d’auto in California. Il cinema torna così a celebrare uno dei suoi miti con Life, presentato al Festival di Berlino e nelle nostre sale da giovedì 8 ottobre, alla regia l’olandese Anton Corbijnil che è anche un fotografo e per questo ha scelto di raccontare Dean attraverso occhi e obiettivo di Dennis Stock, un suo coetaneo che lavorava scattando fotografie per il magazine Life, appunto, e che, affascinato dalla sua “goffagine naturale”, convince l’attore schivo e introverso a farsi immortalare, non sapendo ancora che quegli scatti sarebbero passati alla storia, del cinema ma non solo. Tra i due, che inizialmente non vanno molto d’accordo, tutto inizia a filare liscio durante un viaggio verso l’Indiana, terra d’origine della nascente stella del cinema, nel corso del quale la loro amicizia diventa salda e profonda. A dar vita a James Dean è Dane DeHaan mentre ad interpretare Stock è Robert Pattinson. Nel cast anche Alessandra Mastronardi.
Il cinema celebra anche la musica e il suo mito Janis, alias Janis Joplin, venuta al mondo una decina d’anni dopo Dean, ma anche lei lo ha lasciato presto: ne aveva 27 quando è stata trovata morta in una camera di motel stroncata da un’overdose di eroina, entrando quindi di diritto in quel macabro club dei 27 insieme a Jim Morrison, Jimi Hendrix, Brian Jones, Kurt Cobain e pure Amy Winehouse. Il grande schermo la racconta con Janis, docufilm di Amy Berg presentato fuori concorso a Venezia72 e dall’8 ottobre nelle nostre sale, la sua storia narrata sin dall’inizio, dall’infanzia traumatizzata dal bullismo scolastico ai grandi concerti, da Monterey Pop a Woodstock, ma senza trame aggiunte o attori, solo attraverso ricordi di amici e parenti e filmati e immagini di repertorio. E nella versione italiana la voce di Gianna Nannini.