“Allora questa estate che vuoi fare?” chiede lui a lei, entrambi seduti al tavolo di un ristorante, ben vestiti, lei ben truccata. “Cosa posso fare – sottolinea sarcastica – quello che vorrei fare è partire, staccare, a piedi, in bicicletta, da sola, fare un lunghissimo viaggio. Vorrei andare a Calcutta, ho bisogno di stare da sola, separarmi dai bambini, però non posso andare così lontano, ho paura di lasciarli”. “Vattene in un posto più allegro” suggerisce lui, “ma non si può andare nella direzione opposta al proprio stato d’animo” controbatte ancora lei.
Comincia così Nessuno si salva da solo, da domani giovedì 5 marzo nelle sale, il nuovo film di Sergio Castellitto che per la terza volta dopo Non ti muovere e Venuto al mondo porta sul grande schermo un libro di sua moglie, Margaret Mazzantini, uscito nel 2011. Inizia dalla fine, dalla coppia che è scoppiata, dall’amore che non c’è più, forse, tra Gaetano e Delia, tali e quali a Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca, entrambi già nel Maraviglioso Boccaccio dei Taviani, e da lì e sempre da qual tavolo snocciola la sua storia a colpi di flashback.
Il loro è l’amore in crisi al tempo della crisi, potremmo sintetizzare, quello che è difficile coltivare quando alla fine del mese ci arrivi per sbaglio e per compromesso. Gaetano è infatti uno sceneggiatore di valore, ma ciò che vogliono da lui sono storie piccole per piccole fiction. Delia è una nutrizionista che è stata anoressica e ha conosciuto Gaetano grazie al suo lavoro, quando un giorno si è presentato da lei con problemi di stomaco. Entrambi incompresi dai genitori dai quali si sentono slegati, e due figli, Cosmo e Nico, da comprendere.
E è anche l’amore cattivo delle frasi crudeli, tipo “ci vuole poco ad essere meglio di te” o “come ho fatto a vivere con te per tutti questi anni e a fare due figli con te”, e del non ricordarsi, dell’aver dimenticato che “era un grande amore e ci siamo amati tanti” dice lei tra i singhiozzi, del matrimonio sulla spiaggia, del piccolo appartamento disordinato e confuso come la loro vita, di quando non si bastavano mai e neanche di quando erano diventati così stupidi, depressi e imbecilli, delle promesse disattese come “io non ti tradirò mai, piuttosto me lo taglio” e il chiedersi come sarebbe stato se. L’aborto, paradossalmente per un eccesso di cura, le discussioni e le liti, le ripercussioni sul figlio Cosmo che si chiedono se per caso è gay, la separazione e lei che resta a casa coi bambini. E quel tormentone “posso baciarti? Certo che non puoi” che diventa tormento.
Tutto va avanti così, a pensieri e parole, ma pure a emozioni, tanto per citare e ricitare Battisti, e a poco serve il richiamo alla realtà e al momento, perché “non l’ho chiesto io di venire a cena fuori” dice lei, “ siamo qui per organizzare le vacanze dei bambini per cui cerchiamo di non offenderci a vicenda e di essere anche un po’ meno pesanti”. Colpa dello zenzero, forse, Delia ne è allergica e “viene dalla Cina – dice – è una radice, assorbe tutto il peggio”. “Siamo così abituati ad assorbire il peggio – risponde Gaetano – che se ci levano i conservanti crepiamo”. Sono lontani e soli e ci vuole qualcuno che sta morendo per convincerli che “soli si muore, insieme ci si salva”, perché nessuno si salva da solo.