è un fiume in piena. Prova a fargli una domanda e lui ti risponde parlando per quasi dieci minuti consecutivi e ne è la riprova il video che trovate a fine articolo, passando da un tema all’altro tutto di fila come un folle che le idee le ha collegate solo nella sua testa, e invece no, lucido come pochi a lui basta un la per partire in quarta e dire la sua sul mondo e sulla vita, senza filtri, senza censure, perché a 83 anni suonati l’attore genovese magari non cammina troppo spedito, ma la lingua, quella sì che è ancora agile e senza un pelo e la scena la deve tenere lui, a meno che non entri un uccello in sala, una specie di merlo grigio che pare si aggiri per l’Auditorium da qualche giorno, e anche questo lo vedete nel video a fine articolo.
Eccolo dunque il grande vecchio Paolo Villaggio alla Festa del Cinema di Roma per raccontare di Fantozzi, quel ragioniere Ugo, a volte fastidiosamente umile con una moglie brutta e una figlia ancora più brutta, innamorato di una collega brutta che però si sente una diva. Quel Fantozzi che ha fatto la storia del cinema comico e anche un po’ surrealista, quello che gioca a tennis nella nebbia e grida “Filini, batti lei” che “è congiuntivo”, rompe con un pugno una finestra a caso con dentro la TV sintonizzata sulla partita per sapere “chi ha preso il palo”, sfiora con terrore le sedie di pelle umana del megadirettore galattico e spara a zero su La corazzata Potemkin. Quel Fantozzi che a quarant’anni dalla sua prima uscita cinematografica torna sul grande schermo restaurato in 2K grazie alla collaborazione tra Eagle Pictures e Premium Cinema e quindi lo potremmo rivedere nei suoi primi due film del 1975 e del 1976 in 200 sale: Fantozzi il 26, 27 e 28 ottobre e Il secondo tragico Fantozzi il 2, 3 e 4 novembre, entrambi diretti da Luciano Salce e con Anna Mazzamauro, alias signorina Silvani, e Plinio Fernando, ovvero la figlia Mariangela, anche loro all’Auditorium con Villaggio, ma parlano poco, la prima per raccontare che offesa da Fellini lo chiamò Felloni e poi fu richiamata da Salce che la ricordava più brutta e lei “più di così?” e Fernando per dire che “io non sapevo niente del successo che arrivava, io facevo il mio lavoro e il successo viene dopo, no? In prospettiva…”
Lui invece, Villaggio, come detto, un fiume in piena: da Fantozzi, mai attuale come ora perché “siamo tutti dei Fantozzi in questo mondo di merda e non sono felici i Fantozzi di adesso, parlano solo di calcio e al massimo di f…”, ai film di oggi che “quello che conta è solo quanto fanno”, all’Italia di adesso che non c’è speranza, ai quarantenni che non escono più la sera ma si piazzano davanti alla TV a fare zapping, alle donne che “sono sempre delle schiave che devono fare tutto, lavorare, far da mangiare, accudire i figli e scopare pure quando gli fa schifo”, persino all’incontro odierno che “sembra un pre funerale” e, a proposito, “io sono diventato abilissimo come commemoratore, ho già pronta la commemorazione per Anna Mazzamauro, l’attrice più comica in assoluto che abbiamo mai avuto in Italia”, che tanto poi “non credo neppure in Dio e questo Papa argentino così furbo che ha semplificato il linguaggio ha fatto subito una smentita sulla storia del probabile tumore perché anche lui ha paura della morte e come tutti i papi sa che non esiste l’aldilà promesso dai cattolici che non sanno spiegare cos’è” e “è più convincente quello islamico” mentre “il Paradiso cattolico non è che la grande invenzione rassicurativa della Chiesa, quella che pone tanti divieti e non da consigli per essere felici”. E tutto da una sola domanda iniziale: quando e dove è nato Fantozzi?