Un documentario non è un film. Un documentario racconta la realtà qual è, tale e quale, è utile a conoscerla, diffonderla, capirla. Un documentario è la realtà sullo schermo. Torna il Pesaro Doc Fest, il Festival del Documentario sociale e di costume organizzato dall’Associazione Culturale Hai visto mai?, dal 24 al 26 giugno nella città marchigiana, direttore artistico Luca Zingaretti che ha appena finito di girare nuovi episodi de Il Commissario Montalbano e per questa edizione del Pesaro Doc Fest, la decima, ha scelto due temi attorno ai quali concentrare l’attenzione: terrorismo e immigrazione, ai quali dedicherà il suo reading intitolato Stronzate e scritto da Giuseppe Cesaro, di cui ci parla nella nostra videointervista che trovare a fine articolo.
9 i documentari in concorso, 2 dei quali firmati da giovani documentaristi cui è dedicata la sezione apposita. Tra i primi 88 giorni nelle farm australiane di Matteo Maffesanti, che “racconta di giovani italiani che diventano migranti proprio come lo siamo stati noi italiani per tanto tempo – spiega Guido Fiandra, tra i selezionatori del Festival – ragazzi che per 88 giorni vanno a raccogliere la frutta nelle farm australiane guadagnando quanto basta loro per il resto dell’anno”; The Lives of Mecca di Stefano Etter, “documentario filosofico esistenziale su ultrasessantenni che a New York giocano a handball e fanno terapia di gruppo”; Non voltarti indietro di Francesco Del Grosso “sugli errori giudiziari ai danni di persone che sono state giustamente incarcerate”; Mausumeh dell’iraniana Sona Moghaddam che “racconta di una donna sfigurata nel viso dall’acido lanciatole dal padre del marito e per questo rimasta cieca”; Goodbye Darling, I’m off to fight di Simone Manetti, che parla di “una modella italiana che vive a New York e che in seguito ad una storia di violenza diventa combattente di boxe thailandese”; e Almost friends di Nitzan Ophir, “storia di un cammino di pace attraverso Internet tra una ragazzina palestinese e una israeliana”. E poi i tre brevi della sezione Giovani Documentaristi: La Nef Def Fous di Alexandre Degradin su “un artista che modifica il suo corpo attraverso la creta e gira le sue performance davanti alla macchina da presa”; Berber Tajine di Francesco Agostini, un “piccolo ritratto di una sarta ultrasessantenne che lavora in una galleria di negozi di Bruxelles dove tutti sono extracomunitari tranne lei”; e Matongé di Amadej Petan, Anatole Mandroyan, Elise Ooms, Holly Ash, Luka Cvetko & Nuno Cristino Ribeiro, un “documentario divertente su tre giovani italiani che partono per un giro del mondo in bicicletta”.
La giuria che assegnerà il premio Pesaro Doc Fest 2016 conteso dai primi 6 è composta da Vinicio Marchioni e Valeria Milillo, dai giornalisti Marco Spagnoli e Olivia Tassara e da Marco Damilano, vicedirettore de L’Espresso e ospite fisso con il suo spiegone a Gazebo. E a tal proposito ci sarà anche Diego Bianchi, in arte Zoro, anchorman del programma di Rai3, tra gli ospiti protagonisti di incontri e dibattiti, a portare i suoi reportage sui migranti, così come ci saranno Paolo Mieli, Pio D’Emilia, Mautizio Molinari, Corrado Formigli e Franco Angioni. A giudicare invece i documentari dei giovani, un’altra giuria formata dagli studenti pesaresi e presieduta dallo stesso Zingaretti. E poi due concorsi collaterali, l’uno a chiamare a raccolta aspiranti giovani videomaker con lavori sulla loro città, l’altro a mettere in competizione 6 artisti di Street Art e Graffiti pronti a colorare il centro cittadino. Ecco la nostra videointervista a Luca Zingaretti: