Andrea (Claudio Botosso) ha quasi cinquant’anni e fa l’architetto, è uno di quelli onesti che non costruiscono dove non si può e non ci pensa nemmeno a prendere mazzette o, al contrario, ungere il carro quando altri lo farebbero. Vuole vendere la sua villa sul mare dove ha vissuto anni felici con la moglie, scomparsa misteriosamente proprio lì 4 anni prima durante un’alluvione in uno dei tanti giorni in cui lui era lontano, anche se lei era incinta di otto mesi. Racconta di lui ma non solo Seconda primavera, presentato al Trieste Film Festival 2015 e in sala da giovedì 4 febbraio grazie a Mariposa Cinematografica, film che segna il ritorno al cinema di Francesco Calogero dopo ben 15 anni di teatro, e a dire il vero si sentono tutti nel susseguirsi lento e a tratti un po’ statico, tra simbolismi e citazioni, delle sei stagioni e dei quattro personaggi a rappresentare le altrettante fasi della vita.
Dunque in Seconda primavera tutto ha inizio quando Andrea, niente uscite serali, niente feste, niente follie, decide di vendere la grande villa con l’enorme giardino, spazio aperto o prigione, a seconda dei casi, così tra i vari potenziali acquirenti che incontra c’è Rosanna (Anita Kravos), una bella quarantenne sposata con Riccardo (Angelo Campolo) che avrà più o meno un decennio meno di lei e che dice di fare lo scrittore mentre in realtà vende scarpe. Andrea è in silenziosa e discreta adorazione di Hikma (Desirée Noferini), che tanto gli ricorda la moglie perduta, giovane e bellissima sorella tunisina di un suo cliente che, vedi sopra, vorrebbe fargli illegalmente trasformare una terrazza in una stanza, ma a capodanno, senza poter immaginare cosa avrebbe comportato quell’incontro, la presenta a Riccardo. Tutto ciò accade nel primo inverno, ciò che poi succede in primavera e poi in estate, in autunno e nel secondo inverno non lo vogliamo raccontare, limitandoci a parlare di tradimenti e ripensamenti, tensioni e fraintendimenti, nascite e morti, fino alla seconda primavera, appunto, stagione reale tanto quanto quella vissuta da Andrea che dopo tanto tempo riscopre che anche il lavoro manuale e fisico, come prendersi cura del giardino ad esempio, è bello e gratificante, che nel suo lavoro non è tutto da buttare e se insiste e insiste il grande affare buono (e onesto) arriva, che può togliersi gli occhiali che con le lenti a contatto sta meglio e sembra pure più giovane, risvegliandosi nel corpo e nello spirito proprio come la natura, e tutto per merito di Hikma. Un ritorno alla vita che però avrà un prezzo.
“Andrea è un libro aperto – spiega Francesco Calogero – appare subito un uomo gentile, fin troppo remissivo, e se la convenzione vuole che la flemma sia in qualche modo comune a tutti gli uomini soprattutto nell’ultima stagione della vita, la sensazione è che Andrea, ora cinquantenne, abbia costantemente abitato questa condizione, senza essere mai passato dalle parti del sangue e della collera, proprie della primavera e dell’estate. Ma tutto cambia con l’arrivo della giovane Hikma e nell’ormai troppo intricato jardin secret dell’animo di Andrea prende forma un’ardita, inconfessabile sostituzione. Certo un tema classico di ogni arte – continua il regista messinese – che si porta dietro immagini perturbanti di sosia e creature senz’ombra, fantasmi e possessione diabolica, come se fosse una reincarnazione, una donna che vive due volte, persino il termine Hikma, che in arabo indica la sapienza, ricalca l’etimo greco del nome Sofia, anche la ragazza è avvinta da fili misteriosi ad Andrea. E al grande giardino, florido finché le cose vanno bene per i suoi occupanti, incolto e ostile nel momento della crisi. E la divisione in capitoli evidenzia non solo come il nostro modo di attraversare la vita naturalmente cambi col passare degli anni, ma anche come possa essere mutevole la nostra capacità di interpretazione di una realtà che è spesso contraddittoria, e soggetta al gioco del fato”. Nel cast c’è anche Nino Frassica.