Una crisi di mezza età può arrivare a rovinarti la vita a soli trent’anni? Sì se ti chiami Luigi, nella vita non fai assolutamente nulla, tanto meno lavorare, e improvvisamente ti accorgi che non ce la fai più a trastullarti con l’autoerotismo per tre volte di fila come un tempo. Anche se lui non usa proprio questi termini nel rivelarlo ai due amici Matteo e Luca, da sempre insieme, a fare nulla naturalmente, se non a sedere attorno a un tavolo di cucina a bere, soprattutto caffè, a fumare, possibilmente erba, e a raccontarsi tutto ciò che gli passa per la testa, a modo loro si intende. Sempre meglio che lavorare, che poi è anche il titolo del primo film, divertente, ironico, dissacrante e demenzialmente vero, di The Pills, ovvero Luca Vecchi – fondatore, se così possiamo dire, del gruppo e del brand nel neanche troppo lontano 2011 – Matteo Corradini e Luigi Di Capua, più o meno nei panni di loro stessi, tanto che li vediamo anche da bambini già identici a loro da adulti (parola grossa in questo caso), interpretati dai bravissimi e piccolissimi, ma già deliziosamente sboccatissimi, Lorenzo Scacchi (Luca), Andrea Dolcini (Luigi) e Antonio Marano (Matteo), da giovedì 21 gennaio in 350 sale distribuito da Medusa.
Alla crisi di Luigi si aggiunge il tradimento di Luca che, come spesso capita, viene portato sulla cattiva strada da una donna, Giulia (Margherita Vicario), e per cattiva strada intendiamo quella del lavoro: una vera bastarda visto che prima gli fa assaggiare qualche lavoretto part time e poi via via sempre di più rendendolo pericolosamente dipendente, tanto che, con la sua fissa di aprire un Bangla, finirà a Milano in un’assurda Banglacoop con a capo il boss Tyler Bangla (Giancarlo Esposito), ma per fortuna a salvarlo ci penseranno i suoi amici. Qualche problema ce l’ha pure Matteo: suo padre Giulio (Giulio Corradini, vero papà di Matteo), si è fissato con Instagram e con Berlino, tanto da decidere di partire lasciando lui e sua moglie, interpretata con un espressivo cameo da Francesca Reggiani.
Dopo aver spopolato sul web con le loro gag, rigorosamente attorno a quello stesso tavolo e in bianco e nero, affrontando temi esistenziali e anche un po’ meno, tra battute surreali e irriverenti a raccontare e riflettere sulla loro generazione nata negli anni ottanta e cresciuta, non troppo in effetti, nei novanta, e assaggiata la TV, ecco dunque The Pills al grande salto sull’altrettanto grande schermo prodotti niente meno che da Pietro Valsecchi che, occhio lungo, aveva già coprodotto con la Taodue la loro seconda web serie proprio con l’obiettivo di portarla in televisione, così dopo Late night with The Pills su Deejay TV, arriva anche la grande occasione della televisione generalista e poi da Italia1 passano pure in Rai, seppur solo dietro le quinte, con Zio Gianni, proprio quando nella nostra videointervista annunciano il loro film. In effetti già allora Valsecchi aveva quell’idea di vederli al cinema come “un Ecce bombo trent’anni dopo” diceva. Del resto glieli aveva segnalati Checco Zalone, e che fai, non ti fidi della tua gallina dalle uova d’oro? Ed eccoci dunque ad oggi con Pietro Valsecchi a presentare con orgoglio Sempre meglio che lavorare, opera prima di The Pills, e a raccontare che “se il film di Zalone parla del posto fisso, questo parla della gente che non vuol lavorare, comunque figli della stessa generazione che certo non è la mia, ma il produttore deve cercare nuovi talenti e dare linfa nuova al cinema italiano”. Ora però la parola a The Pills con la nostra videointervista: