Non è facile per un bambino far finta di stare bene nel proprio corpo, quello che “la natura ti ha dato e ti devi tenere” gli suggerisce la preside della scuola davanti alla quale finisce il piccolo Giulio perché in classe non risponde mai all’appello, del resto chiamano Giulio, e Giulio non c’è perché lei è Giulia. Una storia vera quella raccontata in Un nuovo giorno di Stefano Calvagna (Multiplex, Non escludo il ritorno) in sala da giovedì 10 marzo distribuito da Poker Entertainment. Un film scarno e molto vero, a volte anche troppo da sfiorare il docufilm, niente indorature di pillole, neanche quando i compagni di scuola non comprendono il disagio e il dramma di quello che avrebbe dovuto essere un loro amico e neanche ci provano, e invece lo picchiano e lo violentano nel bagno, e neanche quando il prete della parrocchia che il ragazzino (Niccolò Calvagna, figlio del regista) frequenta volentieri ce lo accompagna personalmente in bagno. A comprenderlo, il piccolo Giulio che si sente Giulia, sono invece la madre Maria Grazia (Imma Piro) e la sorella maggiore Marta (Diletta Fagni) che lo ha sempre difeso sin da piccolo, e poi, più avanti, quando Giulio (Luca Filippi) cresce nel suo corpo esile e aggraziato, i due talent scout di una casa di moda, Luigi (Franco Oppini) e Gianna (Paola Lavini) che gli offriranno lavoro e fiducia in se stesso, fino a quando Giulio-Giulia non deciderà, fermo/a e irremovibile, di fare il grande passo, diventare anche fisicamente quello che in realtà è da sempre: una donna. Ecco allora il viaggio a Bangkok, e a sostenerlo e ad accompagnarlo è proprio Gianna, mentre a casa ad aspettarlo c’è Fabio (Danilo Brugia), l’amore della sua vita, quella vecchia e pure quella nuova. La storia, si diceva, è vera, ed è quella di Sveva Cardinale che in Un nuovo giorno debutta nel cinema. Ed ecco la nostra videointervista a Sveva Cardinale:
468