Sono passati quasi 36 anni da quella sera del 27 giugno 1980 quando il DC9 Itavia partito da Bologna e diretto a Palermo scompariva dai radar, poi precipitava e si inabissava nelle acque di Ustica portando a fondo con se 81 persone tra cui 14 bambini. Al di là delle teorie più note e via via smantellate come il cedimento strutturale dell’aereo, una bomba nella toilette di coda, un missile forse francese che lo colpisce per errore, e dei depistaggi e insabbiamenti e sparizioni di prove e testimoni, la verità vera, come in molti di quei casi mai risolti per volontà o indifferenza o nel nome della ragion di Stato chiamati misteri d’Italia, non è mai stata ufficialmente accertata. Ustica, il nuovo film di Renzo Martinelli, in sala da giovedì 31 marzo grazie a Independent Movies e Zenit Distribution, ne propone una, quella forse più logica, ma pure scomoda, quella che, a quanto pare, è documentata già da tempo nelle cinquemila pagine della sentenza Priore e alla quale porterebbero tutte le prove: un caccia americano all’inseguimento di un Mig libico va a sbattere contro il DC9 e lo disassa, cioè lo gira, provocando quel suo spezzarsi in due in quell’esatto punto di rottura previsto dalla casa di costruzione in caso, appunto, di collisione.
Scene di volo spettacolari tra il vero e il digitale, così come tra il vero e il riscritto è il racconto del film che, per definizione “trasforma i documenti in drammaturgia” dice il regista. Così il papà palermitano realmente esistito che perde la figlia in quel disastro dopo averla invitata in Sicilia per una vacanza con lui e per questo poi perde anche la testa aspettandola per mesi sulla spiaggia che guarda a Ustica convinto che prima o poi la vedrà tornare da lui a nuoto, diventa una donna, Roberta Bellodi (Caterina Murino), una madre disperata che perde la sua bambina in quella tragedia e che l’aspetta pure lei seduta sulla sabbia e guardando il mare, e che scossa da un’altra donna che vedrà una volta soltanto, torna a fare il suo lavoro di giornalista di inchiesta e a cercare la verità su quanto accaduto. Quella donna è Valja (Lubna Azabal), un legame drammaturgico perché “mi serviva un personaggio – dice ancora Martinelli – che per primo arrivasse a Timpa delle Magare dove era stato abbattuto il Mig libico, una giovane elicotterista che arriva per caso e vede il cadavere del pilota e il velivolo sforacchiato di proiettili e si rende conto che nei giorni successivi tutti parlano del DC9 e nessuno del Mig libico”. Nel cast anche Marco Leonardi, Tomas Arana, Federica Martinelli e un cameo di Enrico Lo Verso. Ecco la nostra videointervista a Renzo Martinelli