Si chiama Rocco Schiavone e nonostante sia un poliziotto non è che rispetti tutte le regole. Nato dalla penna di Antonio Manzini, regista, sceneggiatore, attore e scrittore, che gli ha dedicato ben sei romanzi, l’ultimo uscito solo lo scorso luglio, Rocco Schiavone è un vicequestore romano laureato in giurisprudenza e trasferito ad Aosta dai modi non proprio sofisticati e magari non resta subito simpatico con quel suo fare saccente e scorbutico. Il suo lavoro gli piace ma al tempo stesso non lo sopporta, forse per questo prima di cominciare la mattina si fuma una canna. Ha un lutto alle spalle: sua moglie è stata uccisa in un attentato nel quale sarebbe dovuto morire lui. Brutta storia. Se dovessimo immaginarlo che esce dalle pagine in carne ed ossa sarebbe tale e quale a Marco Giallini. E infatti è proprio lui a dargli corpo nella nuova serie televisiva tratta dai romanzi di Manzini che ha scritto la sceneggiatura assieme a Maurizio Careddu ed Eleonora Fiorini, e intitolata semplicemente Rocco Schiavone, sei puntate dirette da Michele Soavi, le prime due in onda mercoledì 9 novembre e venerdì 11 novembre su Rai2 intitolate Pista Nera e La costola di Adamo, esattamente come i primi due capitoli della saga letteraria. Coprodotta da Rai Fiction e Cross Productions in collaborazione con Beta, vanta nel cast anche Isabella Ragonese, Francesca Cavallin, Ernesto D’Argenio, Claudia Vismara, Fabio La Fata, Massimiliano Caprara e Massimo Olcese.
“Non ho mai immaginato la faccia di Rocco Schiavone – dice Antonio Manzini che ci aveva già parlato della serie nella nostra videointervista realizzata in occasione del suo film Cristian e Palletta contro tutti – ed è stato un bene che non conoscessi Giallini mentre scrivevo perché questo ha aiutato la mia fantasia. Adesso però quando scrivo di Schiavone penso alla faccia di Giallini… il fatto che abbia accettato questo personaggio mi rende felice e vederlo piangere mi ha commosso”. Poi ironizza: “Schiavone si fa le canne, per questo andiamo su Rai 2, sennò andavamo su Rai 1.” “Manzini è un grande scrittore – dice Marco Giallini – e io mi sento molto legato a Schiavone, nel suo aspetto sentimentale c’è qualcosa di mio, mi sono emozionato nel farlo e per un attore è una bella cosa. Lui è uno che ha capito che la vita eterna non esiste e che in questo mondo si muore, nessuno di noi crede di morire davvero, Schiavone sì, l’ha capito. Schiavone è a suo modo un anarchico, conosce la vita, gli piacciono le donne ma l’unica che continua ad amare è sua moglie Marina che non c’è più, ma lui la vede tutte le sere a casa immaginando che ci sia ancora e ci si confronta”. “Una base letteraria così forte mi ha fatto sentire una grande responsabilità – racconta il regista Michele Soavi – ma con il fatto di essere su Rai 2 mi sento più protetto. Lavorare con Giallini? Una vacanza matrimoniale!”