Claudio Amendola torna dietro alla macchina da presa a quattro anni da La mossa del pinguino, la sua opera prima da regista, con Il permesso 48 ore fuori in sala da giovedì 30 marzo con Eagle Pictures in 240 copie. Il film è nato dalla sceneggiatura, cui ha partecipato lo stesso Amendola, firmata da Giancarlo De Cataldo, il magistrato scrittore già autore di Romanzo Criminale e di Suburra, dove peraltro l’attore romano interpretava Samurai, il cosiddetto re di Roma, e porta sul grande schermo le storie di quattro detenuti ai quali vengono concessi due giorni di libertà. “Sono quattro archetipi – ci spiega De Cataldo – che non riflettono una storia individuale vera, ma sono percorsi possibili”. I quattro sono tutti molto diversi tra loro, ma ognuno con un passato che sarebbe meglio cancellare e un futuro tutto da ricostruire a fatica, ma non per tutti. Luigi, interpretato dallo stesso Claudio Amendola, è un uomo sui cinquant’anni, diciassette dei quali passati in cella, e un figlio di venticinque intenzionato a ripercorrere pari pari le sue orme, ma neanche comincia che già si mette nei guai, così Luigi dovrà prendere una decisione in sole 48 ore per salvarlo, spinto dall’amore per lui e per sua moglie. Donato, un grande Luca Argentero già visto in carcere nel corto Mala Vita, è combattente in tutti i sensi, e anche lui è spinto dall’amore per la moglie che cerca in tutti i modi di salvare da un violento giro di prostituzione in cui l’hanno costretta ad entrare i suoi ex “amici”. Rossana, incarnata da Valentina Bellè, già vista in TV ne I Medici e dove presto la rivedremo in Sirene mentre al cinema la ritroveremo grazie a Francesca Comencini e ai Taviani, è una giovane rampolla di ricca famiglia dal carattere duro e ribelle e che tornando dal Brasile con la madre, con cui ha un rapporto complesso e irrisolto, un giorno decise di trasportare dieci chili di cocaina. E poi c’è Angelo, cui dà vita Giacomo Ferrara (qui il siparietto con Amendola in conferenza stampa) che da Suburra il film arriva e a Suburra La serie approda, un ragazzo che si è sacrificato per gli amici con i quali ha messo segno una rapina, solo che poi quelli sono scappati e lui è finito in galera. Proprio ai due giovani che si incontrano e si scelgono, Il Permesso concede una sorta di redenzione. A Luigi e Donato andrà invece diversamente. Un film duro con lieto fine a metà per indulgenza dell’autore e del regista verso una nuova generazione forse in balia di un tempo che certo non offre troppe speranze per il futuro, noir e violento quanto basta a ricordarci che in carcere non si sta bene, ma che fuori, certe volte, può essere anche peggio. Amendola è in qualche modo il giustiziere che mette a posto le cose dando tutto se stesso, la Bellè e Ferrara sorprendono per la loro bravura e per il realismo dei loro archetipi e almeno loro un futuro ce l’hanno di sicuro, Argentero, indurito e sporcato, ha fascino pure pesto e sanguinante e forse in quanto eroe che si batte pure lui per amore, la scena al registattore un po’ la ruba, ma va tutto bene così. La nostra videointervista a Claudio Amendola:
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