Nel sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma, il documentario Piigs Ovvero come imparai a preoccuparmi e a combattere l’austerity di Adriano Cutraro, Federico Greco e Mirko Melchiorre non si direbbe essere proprio un bel regalo per l’Unione Europea. Potrebbe invece essere un regalo per i cittadini europei curiosi di scoprire alcuni degli aspetti di cui si parla poco o mai. In anteprima a Firenze martedì 18 aprile e poi in sala da giovedì 27 con Fil Rouge Media, il lungometraggio racconta i retroscena relativi alle decisioni che sono a monte di tanti provvedimenti europei di legge che influenzano l’economia quotidiana delle persone che vivono nei paesi membri. Piigs (evidente l’assonanza con la parola Pigs, cioè maiali) è l’acronimo dei nomi dei paesi che l’Unione Europea aveva messo sotto scacco perché considerati a rischio fallimento per i conti pubblici: Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna sono stati per anni sotto i riflettori dei burocrati di Bruxelles, anche se da un po’ di tempo a questa parte tale attenzione sembra essere diminuita. Il documentario, un viaggio nella crisi europea attuale, è un lavoro a metà strada tra Inside Job (documentario del 2010 sulla crisi finanziaria USA) e le storie proletarie di Ken Loach. Il filo conduttore di Piigs, sotto la voce narrante di Claudio Santamaria, è rappresentato dalle vicende di una cooperativa sociale che assiste disabili e persone svantaggiate. Situata a Monterotondo, vicino a Roma, la cooperativa Il Pungiglione è stretta nella morsa dell’erogazione dei servizi ai disagiati e la carenza di fondi che le strutture pubbliche non riescono ad erogare. Il Pungiglione rischia di fallire: deve prendere un milione di euro dal Comune e dalla Regione, ma non riesce a riscuotere il suo credito. Lo scenario è dei peggiori: 100 dipendenti perderanno il lavoro e 150 disabili rimarranno senza assistenza. È una bomba sociale a orologeria. Sulla base di questa vicenda, i tre videomaker si sono chiesti se è vero che nell’Eurozona non c’è alternativa all’austerity, al Fiscal Compact, al pareggio di bilancio, ai tagli alla spesa sociale e, dunque se non c’è alternativa al fallimento del “Pungiglione”. Molte di queste risposte emergono dalle interviste a personaggi come Erri De Luca, scrittore; Noam Chomsky, filosofo e linguista definito dal New York Times il più grande intellettuale vivente; Yanis Varoufakis, ex ministro greco delle Finanze; Stephanie Kelton, economista capo del budget del Senato degli Stati Uniti e consulente economico di Bernie Sanders; Warren Mosler, insider finanziario ed esperto di sistemi monetari; Paul De Grauwe, London School of Economics.
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