Nasce a Barletta il 21 marzo 1952. Nel 1980 è medaglia d’oro nei 200 metri piani alle Olimpiadi di Mosca e detiene il primato mondiale della specialità per ben 17 anni, è l’unico duecentista che si qualifica per quattro finali olimpiche consecutive. Muore a Roma il 21 marzo 2013 a soli 61 anni stroncato da un tumore.
Stasera alle 19.00 nella Galleria del Teatro Curcia di Barletta, le associazioni sportive rendono omaggio a Pietro Mennea nel secondo anniversario della scomparsa in un’iniziativa organizzata dall’Amministrazione comunale in collaborazione con il CONI.
E a due anni dalla morte a Pietro Mennea, interpretato da Michele Riondino – che presto rivedremo anche nei panni del giovane Montalbano – è dedicato il nuovo biopic di Rai Uno in onda domenica 29 e lunedì 30 marzo in prima serata: Pietro Mennea – La freccia del sud, miniserie in due puntate scritta da Fabrizio Bettelli, Simona Izzo e Ricky Tognazzi che la dirige, e prodotta da Rai Fiction e Casanova Multimedia di Luca Barbareschi che è anche nel cast nel ruolo dell’allenatore Vittori e che getta acqua sul fuoco delle polemiche scoppiate lo scorso settembre a riprese terminate quando il fratello di Pietro, Vittorio Mennea, che è avvocato, aveva annunciato di voler chiedere il blocco della fiction perché mostrerebbe “un’immagine offensiva” dei familiari e “non corrispondente al vero”: “abbiamo la liberatoria da parte della famiglia che ringrazio – dice Barbareschi – e non abbiamo inserito la sua persona nel film, quindi si tratta di una polemica sterile”. E sul suo ruolo aggiunge: “mi sono accorto quanto sia importante la figura di un padre, il mio mi ricordava proprio Mennea quando non mi concentravo e sono cresciuto con questa idea. Mennea può essere un grandissimo esempio per i ragazzi”.
Si comincia proprio da quelle Olimpiadi di Mosca del 1980 boicottate per l’invasione sovietica dell’Afghanistan: Mennea entra in pista tra i flash dei fotografi, a casa lo applaudono guardandolo in TV, e il flashback che lo avvolge mentre è ai blocchi di partenza ci riporta a Mennea bambino, quando va ancora scuola e aiuta il padre Salvatore che fa il sarto e già corre più veloce di tutti, e quando lo fa si sente libero, soprattutto dalla sua timidezza. Finché la sua vita cambia grazie alla polisportiva locale, la Avis Barletta. I suoi idoli, a cominciare da Tommie Smith che vede trionfare alle Olimpiadi di Città del Messico del 1968 e alzare il pugno chiuso della ribellione al cielo. La sua famiglia, con mamma Vincenzina (Lunetta Savino) che certo non lo aiuta e che quando lui le dice che vuole correre perché è il suo sogno, gli risponde “e ai tuoi figli a tavola che ci porti, riso, patate e sogni?”. La sua forza, Carlo Vittori, sempre al suo fianco, il miglior tecnico federale italiano. I suoi amori, da Carlotta che non lo capisce a Manuela, che lo sa aspettare e che teme la vittoria quanto il trionfo perché sono due eccessi. I suoi amici, come Gianni Minà. Le sue vittorie, dal nuovo record mondiale di 19’’72. alle Universiadi di Città del Messico del 1979 alla medaglia d’oro alle Olimpiadi di Mosca nel 1980.
“Ho accettato questa sfida in maniera egoistica, non volevo proprio lasciare questa opportunità a un altro attore – ammette Michele Riondino – e poi è stato un ragazzo del sud come me, con una passione sfrenata che pur di seguirla si è allontanato dagli affetti e dalla sua terra e anche in questo siamo simili”. “È stata una bella avventura – dice Ricky Tognazzi – abbiamo raccontato la storia di un piccolo grande uomo nato da una piccola città che non aveva le misure per diventare una campione ma che ce l’ha fatta con la forza di volontà e io spero che questo film avvicini i giovani all’atletica che è lo sport più puro”. Nel cast anche Elena Radonicich, Gian Marco Tognazzi, Jerry Mastrodomenico e Nicola Rignanese.