Cosa si insegna nei collegi islamici? Davvero si inculca l’odio per l’Occidente e si istiga i giovani alla violenza? Il nostro vizio di fare di tutta un’erba un fascio, abitudine deleteria dalla quale nasce e si rimpolpa il pregiudizio, potrebbe suggerire una risposta affermativa, invece no, non è così. Il Corano, che è il testo sacro dell’Islam, la seconda religione più diffusa al mondo, non predica odio e violenza, sono le sue interpretazioni a farlo. E allora ecco Da’Wah, che è un invito all’Islam, ma quello della tolleranza e della coesistenza dei popoli, il film documentario di Italo Spinelli presentato alla Festa del Cinema come evento speciale scelto da Bernardo Bertolucci intervenuto alla serata evento dedicata al film, prodotto da Kaia Films Indonesia e distribuito da Merlino Distribuzione. Italo Spinelli, tra i pochi europei a farlo, ha deciso di entrare in un Pondok Pesantren, un collegio islamico, a Dalwa, nella provincia orientale di Giava, in Indonesia, che è il paese musulmano più popolato, dove si insegna sì il Corano ma anche la matematica, l’inglese, l’economia e l’informatica, e filmare una giornata tipo degli studenti, dall’alba alla sera, alla vigilia del loro ritorno a casa per il Ramadan. 2700 ragazzi tra i 6 e i 18 anni tutti vestiti di bianco, primi tra tutti Rafli, Masduqui, Yazid e Shofi, decisi a diventare guide religiose (Ustàd) e diffondere la vera parola di Allah che non è intrisa di odio né inneggia alla distruzione, loro stessi rattristati e sdegnati per gli attentati dell’Isis che contribuiscono a diffondere una visione sbagliata del loro credo. Un film come Da’Wah può dunque contribuire a scalfire il pregiudizio? Ne abbiamo parlato direttamente con l’autore e regista di Da’Wah, nel nostro videoincontro con Italo Spinelli:
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