Se un velo di tristezza aleggia laddove si parla con i vari protagonisti del peraltro allegro ed esilarante terzo capitolo della saga di Sydney Sibilia, ovvero Smetto quando voglio – Ad Honorem in sala da giovedì 30 novembre, prova ad intervistare Pietro Sermonti e Libero De Rienzo insieme e tale velo svolazzerà via al primo soffio di vento. Ci sono anche loro, ovviamente, nel finale della storia. Pietro Sermonti, che presto rivedremo in TV nella terza, ed ultima pure quella, stagione di Tutto può succedere, qui è sempre nei panni dell’antropologo culturale Andrea De Sanctis, anche se in realtà “il mio personaggio è un totale demente – ci dice lui stesso nella nostra videointervista che trovate a fine articolo – cioè della banda di intellettuali è l’unico personaggio che è proprio un fesso”, evviva la sincerità. Così come Libero De Rienzo riveste sempre quelli dell’economista Bartolomeo Bonelli detto Bart, anche se “ma io in questo ultimo con la matematica che faccio?” si chiede fintamente smarrito nella nostra videointervista. In effetti, in origine responsabile finanziario della banda, in Smetto quando voglio – Ad Honorem nella risoluzione della situazione, più che la sua familiarità con i numeri e con i soldi si rivelerà determinante soprattutto la sua conoscenza della lingua Sinti, intendendo per risoluzione della situazione l’evasione dal carcere di Rebibbia. Benché entrambi soddisfatti della loro partecipazione alla saga, d’ora in poi possono tuttavia farne a meno senza troppa malinconia, “felici ma dopo quattro anni pronti a voltare pagina – ci dice ancora Pietro Sermonti che annuncia – e cambia pagina anche la mia carriera”. In fondo, cosa resta del giorno e di Smetto quando voglio? Certo l’amicizia nata tra i due, e qui la cosa si fa quasi commovente, tanto che ormai “facciamo le cose in Bluetooth – ci racconta Libero De Rienzo – lui fa un tiro di sigaretta e io ‘esprimo’ il fumo”. E poi, sempre più in fondo, “chiusa la saga si apre una sagra, e poi c’è rimasta la vita”. Ecco dunque la nostra surreale videointervista a Pietro Sermonti e Libero De Rienzo:
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