Cosa c’entra il rap con lo stornello?
Se parliamo di Roma e di tradizione romana, ci sta proprio tutto. Perché “gli stornelli di una volta e il rap di oggi parlano di problemi che sono sempre gli stessi, con la gente che si lamenta contro il governo ad esempio, perché il mondo cambia ma le problematiche dell’uomo restano le medesime”. Parola di Elena Bonelli, attrice e cantante nota in tutto il mondo e ambasciatrice della romanità musicale attraverso il progetto Rome in the world nato una decina d’anni fa grazie alla collaborazione con Carlo Lizzani che la diresse nel film Roma è musica, Sergio Bardotti e il maestro Pippo Caruso.
E poi ne è convinto anche Simone Eleuteri detto Danno del gruppo hip hop romano Colle der Fomento: “noi che ci siamo inventati il rap in romano abbiamo tante cose in comune con gli stornellatori di una volta – dice – il fatto che la nostra musica nasca in strada e si basi sui pensieri della gente, i soprannomi che ci diamo come li avevano loro, il linguaggio vero, quello che parlano i tredicenni di oggi, anche le radici sono le stesse, sono fuse nel rap e fanno parte del nostro bagaglio culturale. Il rap racconta quello che succede dietro al vicolo, come accadeva negli stornelli, riprende la stessa tradizione, quella della strada, senza filtrare la realtà. Come le canzoni romane parlavano di carceri, delle Mantellate per esempio, così il rap oggi parla di spaccio, degli abusi della polizia, e dà fastidio come allora lo davano quelle canzoni”.
Per questo Elena Bonelli lancia il concorso Dallo stornello al rap – I giovani interpretano Roma, il primo dedicato a cantautori e videomakers che vogliono raccontare in musica la città di Roma. Convinta dunque che le nuove forme espressive come il rap siano strettamente legate alla tradizione e allo stornello di ieri, Elena Bonelli intende creare un ponte tra il passato e il presente perché “è meraviglioso unire in questo progetto il mondo del rap a quello della tradizione romana, solo apparentemente distanti ma ravvicinati dallo stornello. Mi piace – rivela – la lotta musicale propria del rap e l’energia che dà, per questo ho voluto creare un legame con lo stornello in questo concorso che incoraggia i ragazzi a raccontare la Roma di oggi per mettere insieme il passato, il presente e il futuro di questa città”. Per questo ha voluto con sé un rappresentante del presente-futuro come Danno e uno del passato: “sono doppiamente onorato – dice scherzando con il suo nome uno degli stornellatori storici romani, Giorgio Onorato – ricordo le pasquinate romane con cui si esprimeva il povero. Roma le ha viste di tutti i colori, ha subito persino le calate dei barbari, ma i romani non si impressionano di niente e credono a tutto, pure all’asino che vola”.
Il concorso è aperto a tutti i ragazzi al di sotto dei trent’anni, che siano cantautori, gruppi o registi, che fino al 31 luglio possono presentare le loro creazioni: canzoni e videoclip in dialetto romanesco o che parlino della città di Roma e ne esprimano la realtà odierna. Ammessi tutti i generi, dal pop al rap al rock alla canzone più tradizionale.
A giudicare le opere presentate, un comitato artistico presieduto dalla stessa Bonelli e composto da critici, parolieri, registi editori e musicisti, tra cui lo stesso Simone Eleuteri, il maestro Pippo Caruso, Simone Cristicchi, Ambrogio Sparagna, Cesare Ranucci Rascel, Stefano Reali, il giornalista Ernesto Assante. In palio un primo premio di €3.000, un secondo di €2.000 e un terzo di €1000, assegnati ai primi tre classificati tra le 12 opere finaliste, sei canzoni e sei video. I tre vincitori saranno premiati e si esibiranno con altri ospiti in una festa video-musicale che si terrà a settembre in una piazza romana e parteciperanno a un docufilm dedicato a Roma e ai grandi interpreti musicali che l’hanno cantata.
Il progetto è promosso da Roma nel Mondo in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura e Politiche Giovanili della Regione Lazio, l’Assessorato Scuola, Sport, Politiche Giovanili, la partecipazione di Roma Capitale e del Luiss Creative Business Center e prevede anche un documentario, finanziato dalla Regione Lazio, che intreccia filmati di repertorio dei grandi interpreti della canzone romana, da Petrolini a Rascel a Gabriella Ferri, direttori d’orchestra, compositori e grandi registi, come Carlo Lizzani, fino alle giovani leve della canzone di Roma e del Lazio, da Mannarino al Piotta, sullo sfondo di scenari naturali del territorio, dai Castelli Romani a Bomarzo, da Fiuggi al Circeo, da Viterbo a Cassino. E un libro che raccoglierà le esperienze e le testimonianze di tutti i partecipanti.
Dallo stornello al rap – I giovani interpretano Roma non è che una parte di un’iniziativa molto più vasta che Elena Bonelli dedica a Roma e alle sue canzoni partita con le sue Lectio Magistralis alla Luiss di Roma e che prosegue con le Lectio in Concert nei Teatri dell’Opera di tutto il mondo, per rivalutare attraverso autori nuovi e talenti emergenti la canzone popolare romana che è “poesia, melodia, emozione e temperamento” dice la Bonelli, ma a differenza di quella napoletana, è rimasta per secoli nei ristretti confini cittadini. “Tutte e due nascono nelle trattorie, tra il popolo, fra scherzi e litigi – spiega – ma la canzone romana non ha mai oltrepassato le porte capitoline, come se non credesse in se stessa, mentre quella partenopea è stata promossa sin dall’antichità. Pensiamo ad esempio che nel 400 Alfonso D’Aragona istituì a corte la prima scuola di musicisti napoletani e tre secoli dopo Napoli divenne la capitale della cultura europea”.
Regolamento del concorso su www.elenabonelli.net e su www.arteitalianelmondo.it