“È un romanzo difficile, scritto in due lingue, per metà in siciliano e per metà in genovese, e quindi è stato difficile lavorare sul personaggio di Giovanni Bovara”. Così nella nostra videointervista che trovate a fine articolo Michele Riondino che, dopo aver interpretato Il Giovane Montalbano, torna protagonista della prima trasposizione televisiva di uno dei romanzi storici di Andrea Camilleri (qui il nostro videoncontro con Andrea Camilleri in conferenza stampa) pubblicato nel 1999, La mossa del cavallo, film TV prodotto da Palomar con RaiFiction e diretto, come Il giovane Montalbano, da Gianluca Maria Tavarelli, in onda lunedì 26 febbraio in prima serata su Rai1. Siamo nella Sicilia del 1877 e il giovane ispettore ai mulini Giovanni Bovara, nato in Sicilia ma sempre vissuto a Genova, viene inviato a Vigata, stessa città immaginaria di Montalbano, per far sì che la tassa sul macinato, evasa e ignorata dai più, venga rispettata e quindi pagata. Si troverà presto invischiato in un sistema che tanto somiglia alla mafia odierna, tra mazzette, uomini potenti che fanno il bello e il cattivo tempo, omicidi e giochi di potere, sistema che tenterà di schiacciarlo. “A quei tempi la Sicilia era per l’Italia una sorta di far west – spiega Gianluca Maria Tavarelli – per questo ho attinto dai film di Sergio Leone e di Tarantino e mi sono divertito a mischiare i generi perché il romanzo di Camilleri è scoppiettante di battute, grottesco, assurdo e strampalato, e allo stesso tempo reale e attuale”. Ne La mossa del cavallo, attraverso la storia di Bovara, uomo per metà del nord e per metà del sud, in realtà Andrea Camilleri racconta con ironia e sarcasmo le origini della cosiddetta questione meridionale nata con l’unità d’Italia, ovvero della differenza culturale tra nord e sud e della supponenza che i settentrionali, in questo caso i piemontesi, avevano nei confronti dei siciliani. L’errore più grande che Bovara compie nel corso delle sue indagini è quello di non fidarsi del popolo ma delle istituzioni, nelle cui pieghe prolifera il germe di quella mafia che conosciamo oggi. “Ed è quello che Bovara si aspetta quando arriva in Sicilia – ci dice ancora Michele Riondino – si aspetta cioè un popolo ignorante di briganti e mafiosi, e dovrà fare un lungo percorso al contrario scoprendo che lui stesso fa parte di quel popolo e che quel modo di essere siciliano sarà l’unica salvezza che potrà riportarlo a Genova sano e salvo, una sorta di rivalutazione della cultura meridionale di quell’epoca”. La mossa del cavallo, che nel gioco degli scacchi è quella più imprevedibile visto che può andare sia verso destra che verso sinistra, sarà dunque quella che infine compirà Bovara con la quale depisterà e sorprenderà tutti: troverà cioè la via d’uscita per salvarsi soltanto riappropriandosi della sua cultura e delle sue origini. Da Ispettore a Commissario e viceversa, ma in comune con Montalbano, per quanto giovane, Bovara ha ben poco: “assolutamente nulla in realtà – ci dice Michele Riondino – anzi è l’opposto di Montalbano che è un uomo di legge ma del popolo: Bovara non è del popolo, lo sarà poi perché poi riconoscerà di esserlo, ma prima non avrà alcun pudore nel mostrarsi uomo ipocrita, antipatico e saccente”. Torna e ritroviamo anche ne La mossa del cavallo una città molto cara, a quanto pare, ad Andrea Camilleri, quella di Genova dove, in Montalbano, vive la fidanzata storica Livia e dove, ne La mossa del cavallo, vive Bovara: “non me lo spiego, ma è molto strano – ci risponde Michele Riondino quando glielo facciamo notare – a me però ha fatto molto gioco, perché prima ancora de La mossa del cavallo, avevo avuto l’opportunità di lavorare su Don Gallo, quindi su quelle sonorità genovesi, e per me è stata una fortuna… del perché potresti però chiederlo direttamente ad Andrea Camilleri…” E così abbiamo fatto. Ecco dunque la nostra videointevista a Michele Riondino e ad Andrea Camilleri:
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