A Beautiful Day con Joaquin Phoenix tra violenza e tenerezza, videoincontro

di Patrizia Simonetti

Joe

è un duro. Glielo ha insegnato il padre ad esserlo, un uomo sadico e violento che gli ripeteva di continuo “schiena dritta, che solo le femminucce la piegano”. Così Joe, che adesso è grande e grosso, si diletta a infilarsi buste di plastica in testa per vedere quanto resiste e cose di questo tipo. E poi, come un cavaliere senza paura o un supereroe, se volete, armato di martello come Thor, gli piace salvare fanciulle indifese, ragazzine costrette dai grandi a fare cose che i grandi invece scelgono di fare. Joe è il protagonista di A Beautiful Day (You Were Never Really Here) in sala dal primo maggio con Europictures, scritto e diretto da Lynne Ramsay, ispirato a un racconto di Jonathan Ames, e interpretato da Joaquin Phoenix, premiato a Cannes 2017 per la sua interpretazione, così come il film per la sceneggiatura. Non si esplicita più di tanto, ma si capisce che è un ex militare, un marine probabilmente, e forse anche un ex agente dell’FBI, comunque un tipo abituato alle maniere forti e a gesta coraggiose che sfidano la morte, soprattutto quando si tratta di riportare a casa Nina (la quindicenne Ekaterina Samsonov attrice e modella russo-americana già vista in Mozart in the Jungle), una ragazzina bionda e bellissima finita in un giro di abusi e prostituzione minorile, figlia di un noto politico newyorkese che lo prega di riportargliela e di non essere troppo tenero con i responsabili del suo rapimento. Lui esegue anche perché, parole sue, è un sicario, per cui la gente l’ammazza pure volendo, ma ciò che fa in realtà è un giustiziere. Ed è ciò che farà anche dopo aver scoperto una verità agghiacciante ed essere incappato in svariati morti.

A Beautiful Day, arricchito da una colonna sonora potente e a tratti quasi stonata come l’uomo che segue, firmata da Jonny Greenwood, chitarrista dei Radiohead, è un film duro che mescola violenza, corruzione, politica, potere, vendetta, c’è sangue, c’è sgomento, c’è il dolore di un uomo con cicatrici ingombranti sul corpo e sull’anima, uno che vive “con i fuochi d’artificio nella testa” ha raccontato Joaquin Phoenix oggi a Roma in conferenza stampa, eppure c’è anche spazio per la tenerezza, quella che Joe ha comunque dentro e che traspare dal suo sguardo su Nina e dalla sua missione di salvare l’innocenza, e trasuda dalle sue parole e dai suoi gesti verso una madre antica e stanca, anche lei nei suoi ricordi vittima dello stesso uomo e della sua violenza: “amo approfondire i personaggi con la loro bellezza, i loro difetti, i loro diversi aspetti – spiega Lynne Ramsaysul set ho avuto l’impressione di vivere io stessa un’esperienza post-traumatica perché la storia del film ha un’influenza forte sulla mente”; “è stato qualcosa che probabilmente è venuto fuori da qualche parte della sceneggiatura – ci risponde Joaquin Phoenix nel nostro videoincontro che trovate a fine articolo – e comunque c’è una parte di buono in Joe di cui non sono stato forse consapevole dall’inizio… a volte sei ossessionato e concentrato su alcune scene e trascuri qualcos’altro che invece c’è; volevamo mostrare entrambe le facce di questo personaggio, non soltanto la parte violenta e cattiva ma anche quella buona, ed è stato importante per noi mostrare il suo rapporto con sua madre, dove c’è amore e tenerezza ma anche la frustrazione per il dovere di prendersene cura…” Il nostro videoincontro con Joaquin Phoenix: