“A vent’anni non mi sarebbe venuto in mente di interpretare o dirigere un film come questo, ma con il passare del tempo si pensa di più alla morte. La stanza del figlio faceva parte di paure e di fantasmi, questo film nasce da un’esperienza realmente vissuta. È un passaggio importante nella vita di una persona la morte della madre, a me è successo durante il montaggio del mio precedente film Habemus Papam e volevo raccontarlo, senza sadismo nei confronti dello spettatore”.
Così Nanni Moretti su Mia madre, il suo nuovo film presentato oggi alla stampa e in uscita giovedì 16 aprile in oltre 400 sale distribuito da 01, stesso giorno in cui si saprà se la pellicola andrà anche a Cannes e se ci andrà in concorso o meno, ma tanto “io da Cannes accetto tutto” dice Moretti.
Giovanni (Nanni Moretti) e Margherita (Margherita Buy) sono fratello e sorella, lui si licenzia per stare accanto alla madre Ada (Giulia Lazzarini) cui una polmonite ha gonfiato il cuore a tal punto che a breve non riuscirà più a battere, anche se al lavoro lo tranquillizzano, che può prendersi anche altri mesi di aspettativa, che ci pensi, che alla sua età non se ne trova facilmente un altro di lavoro, ma lui niente e “ho già deciso”, chiosa.
Margherita invece fa la regista e proprio nei giorni del ricovero in ospedale della madre e del suo aggravarsi, sta girando un film che parla di una fabbrica occupata e del nuovo proprietario straniero che minaccia i dipendenti in sciopero. Il film le crea un sacco di problemi anche perché l’attore protagonista, tal Barry Huggins (John Turturro) non è poi così bravo come aveva pensato, non ha mai lavorato con Stanley Kubrick nonostante continui a raccontare aneddoti a riguardo e soprattutto non sta tanto bene neanche lui, si scorda ogni cosa e quindi pure le battute ma “è una malattia – rivela a un certo punto – che aveva anche mio padre”.
A Ada è molto attaccata la figlia di Margherita, Livia (Beatrice Mancini) che vive con il padre, e alla quale la nonna, ex insegnante di latino e greco con la casa piena zeppa di libri, dà fino all’ultimo ripetizioni, anche quando torna a casa con un po’ di paura, perché in fondo forse l’ha capito che è alla fine e per quello la mandano via dall’ospedale, e aiuta la nipote nei compiti tra una traduzione, un consiglio di pronuncia e una boccata d’ossigeno dalla bombola.
Nel personaggio di Margherita, che poi è lei il vero alter ego di Nanni Moretti nella storia, tutto il senso disagio del regista che racconta: “è qualcosa che conosco molto bene e la cosa mi fa impressione perché tanti anni fa pensavo che con il tempo avrei acquistato il cosiddetto pelo sullo stomaco, che è un’espressione terribile per dire che si diventa più capaci da quel punto di vista, invece accade il contrario, che più il tempo passa e più il disagio cresce e questo non è riposante. E nonostante siano parecchi decenni che faccio questo lavoro – continua Moretti – non ho acquisito freddezza e sicurezza negli anni e faccio sempre gli stessi sogni il giorno prima dell’inizio delle riprese, quelli che facevo da ragazzo. I dubbi, le insicurezze, le angosce e i ripensamenti sono gli stessi di trenta o quarant’anni fa”.
Ma di una cosa è certo Nanni Moretti, o forse no: “che quando si fa un film, si fa un film e basta, quindi anche se il tema è molto forte come in questo caso, il regista si concentra comunque sul cast, sull’interpretazione, sul montaggio, per cui tendo a pensare che il tema non ti investa con la sua forza. Ma forse non sono d’accordo con me stesso”.
Nel ruolo di Ada, Giulia Lazzarini: “ho incontrato Nanni per la prima volta l’anno scorso – racconta l’attrice milanese – e nonostante fossi molto amica di Luisa Rossi che interpretò sua madre in Ecce bombo e avessi sempre voluto lavorare con lui, facendo tanto teatro teatro non mi fu mai possibile. L’anno scorso invece sono andata nel suo ufficio, abbiamo preso insieme un tè verde e riaccompagnandomi a casa in macchina, sul lungotevere, passando davanti all’Isola Tiberina dove peraltro è nato suo figlio, abbiamo parlato del film. Mi ha raccontato cosa voleva fare e ci siano ritrovati qualche mese dopo per girare, così ed è nato questo personaggio costruito assieme a lui durante il percorso, ciak dopo ciak”.
A interpretare Margherita, dunque, è Margherita Buy, al suo terzo film con Moretti dopo Il Caimano e Habemus Papam: “Mia madre è un film dove ho dovuto procedere su vari piani – spiega – interpretare qualcosa che non conoscevo ma con cui avevo a che fare, cioè il ruolo di una regista, e poi c’era il dolore, e il fatto che mi fosse stato consegnato qualcosa di molto personale. Con calma e pazienza ho cercato di non farmi troppi problemi e devo dire che mi sono pure divertita a riprendere alcuni atteggiamenti particolari, diciamo, del regista Moretti e pure a sgridare gli attori”.
Divertono anche il pubblico le scene dove si gira il film nel film, esilaranti le performance di John Turturro nel ruolo Barry Huggins, quando dimentica le parole, storpia l’italiano, litiga con la regista Margherita. Un contraccolpo magistrale alla drammaticità delle altre, dove l’amore non può far nulla contro la morte, e ci si sente inutili e frustrati e arrabbiati, e allora si prova a negarla, la morte. Là quindi, dove, dopo aver quasi pianto, si ride quasi sghignazzando, ed è davvero liberatorio.