Nanni Moretti passa dal dolore privato, raccontato in film come La stanza del figlio e Mia madre, a quello pubblico, quello di centinaia e centinaia di madri, padri, mogli, mariti, fratelli e sorelle che nulla più hanno saputo dei loro figli, mariti, mogli, sorelle e fratelli scomparsi negli anni duri della dittatura di Pinochet in Cile. Con Santiago, Italia Moretti porta sul grande schermo, dove approda giovedì 6 dicembre, un film-documentario fatto di testimonianze e interviste di vittime e anche di carnefici. Come l’ex golpista Eduardo Iturriaga intervistato in carcere dopo che qualcuno gli aveva assicurato che si sarebbe trattato di un’intervista imparziale, al quale Nanni Moretti dichiara apertamente che no, lui imparziale certo non lo è. Racconta Moretti in Santiago, Italia il colpo di stato del dittatore cileno compiuto con l’appoggio dell’esercito l’11 settembre 1973 a rovesciare il governo del presidente eletto Salvador Allende, vista l’inefficacia degli Stati Uniti nell’impedirne l’insediamento, e di come alcuni diplomatici italiani, come Piero De Masi, abbiano salvato tante vite umane permettendo a persone perseguitate e in procinto di deportazione di “saltare il muro” dell’ambasciata tricolore a Santiago. Registi, operai, artigiani, medici, giornalisti, arrivati esuli in Italia, ricordano davanti alla sua telecamera com’era bello il loro paese “prima”, proprio come l’Italia quando vi arrivarono fuggiaschi, e quanto divenne brutto e pericoloso dopo, proprio come l’Italia di oggi. Toccante il discorso di Allende alla radio poco prima di morire, come il racconto della giornalista Marcia Scantlebury sulle torture subite, e la commozione di chi ricorda quanto fece un cardinale per salvare tanti suoi concittadini, perché un cardinale “questo dovrebbe fare”.
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