Due anniversari che si incontrano sul palcoscenico: i 100 anni del Teatro Eliseo di Roma e i 40 de La commedia di Gaetanaccio, capolavoro di Luigi Magni che vide regista e protagonista Gigi Proietti e che torna in veste rinnovata con la figlia Carlotta e con Giorgio Tirabassi nei panni del protagonista, la regia di Giancarlo Fares, e con le musiche originali degli stessi Magni e Proietti e di Piero Pintucci riarrangiate da Massimo Fedeli ed eseguite dagli stessi musicisti in scena come in un sogno o in una favola. Martedì 19 febbraio la prima nazionale dello spettacolo all’Eliseo, dove resta in scena fino al 10 marzo, e dove abbiamo incontrato Giorgio Tirabassi: “adoro e adoravo sia Proietti che Magni per cui quando mi è stato proposto sono stato felicissimo perché sono molto legato a quello spettacolo che ho visto quando avevo diciotto anni – ci rivela nella nostra videointervista – anche se so che sarà una cosa abbastanza impegnativa, con questo ruolo da straprotagonista… cercherò di restituire ciò che c’è in questo testo…. “
Siamo nella Roma papalina, il popolo si lascia soggiogare dagli abusi del potere e anche Gaetanaccio, spavaldo e un po’ gradasso, deve fare i conti con il compromesso e con il bastone. Innamorato di Nina (Carlotta Proietti), attrice in cerca di fama, condivide con lei sorte e malasorte. Il timbro inconfondibile di Luigi Magni mette assieme una Roma dove vivono e convivono amore e cinismo, ironia e poesia. “Lo spettacolo parla dell’attore e della fame – ci racconta ancora Giorgio Tirabassi – Gaetano Santangelo (detto Gaetanaccio) è un personaggio realmente esistito nella Roma dei primi dell’ottocento, era un burattinaio e viveva con quel poco che riusciva a guadagnare, ma lo spettacolo racconta di un periodo in cui le rappresentazioni erano vietate, e lui in questo periodo di inattività convive con la fame, finché non gli viene proposto uno spettacolo per il Papa, ma Gaetanaccio non è così convinto… “
Così recita l’editto nel prologo de La commedia di Gaetanaccio: Sudditi fedeli, sete richiamati alla penitenza e al ravvedimento. Penitenza perché tutti, più o meno, avete sbajato a sottovalutà er pericolo. Ravvedimento perché, sia pure scausalmente, con atteggiamenti leggeri e permissivi, ne avete fatorito il dilagarsi. In conseguenza, è reso obbligatorio il precetto pasquale… Sono proibite alle donne le vesti attillate perché invereconde, la vaccinazione delle crature perché diabolica e l’innesto delle piante, perché alterando il disegno armonico del creato, è contronatura. Ma, soprattutto, vengono soppresse tutte quelle presunte attività culturali le quali che, quando va bene, non servono a gnente.
I personaggi della storia si fanno simili ai burattini di Gaetanaccio, la Morte compresa, e il nuovo allestimento dello spettacolo punta sul binomio tra sogno e realtà, dove l’amore, quello di e per Nina, e universale, sembra essere l’unica via di salvezza. La nostra videointervista a Giorgio Tirabassi: