Presentato oggi a Roma The Nest (Il Nido), in sala e in contemporanea al Festival di Locarno a Ferragosto, primo lungometraggio scritto e diretto da Roberto De Feo, giovane regista barese amante del genere, e per genere in questo caso intendiamo l’horror. Ma non si tratta solo di questo: “più che un horror nel vero senso della parola volevo girare un dramma familiare – ha detto Roberto De Feo in conferenza stampa – e il mio sogno era fare un film italiano che avesse nell’ultima scena un cambio di genere, cosa che in Italia non è mai stata fatta”. The Nest racconta infatti soprattutto di dinamiche familiari difficili, di bugie e segreti, di sensi di colpa e timori, e “affronta temi universali come la famiglia, la scoperta del mondo oltre il proprio nido e dell’altro sesso – dice ancora il regista – con un finale, appunto, che ribalta completamente, e che non vuole far paura ma lanciare un messaggio su quello che è diventato il mondo oggi, sulle paure di affrontarlo, sui muri, sui divieti a uscire e ad entrare, e tutti quanti sappiamo di cosa sto parlando”. E il messaggio arriva dritto, a chi lo vuol cogliere si intende, anche se inizialmente sembra di stare da tutt’altra parte e la location – una grande e tetra Villa dei Laghi nel Parco Regionale de La Mandria vicino Torino – aiuta parecchio, oltre ad inquietare altrettanto, ergendosi a tutti gli affetti a coprotagonista del film. La scena di apertura di The Nest è poi quella più classica: notturna, sagoma di villa tetra e davanti croci a terra, e altre cose nel corso della storia che non vi vogliamo svelare tipiche del genere: “l’impatto visivo che ho creato prima di arrivare alla rivelazione finale aveva l’obiettivo di convincere lo spettatore di trovarsi all’interno di una narrazione di un certo tipo per poi scaraventarlo completamente in un mondo opposto nell’ultimo minuto del film” rivela De Feo.
Horror a sorpresa, dunque, anche se gli indizi ci sono e se ti fai qualche domanda forse la risposta più o meno arriva; o horror dai risvolti sociali; o semplicemente un bel film, nuovo, coinvolgente, dove la musica la fa da padrona, tanto che regista e attori hanno raccontato di aver definito il percorso di ogni personaggio scambiandosi playing list musicali. Cast peraltro indovinatissimo e per nulla scontato: Francesca Cavallin (Mentre ero via, La compagnia del cigno) sottovalutata dal grande schermo, nel ruolo di Elena, madre dolore di Samuel interpretato dall’esordiente Justin Alexander Korovkin, un ragazzino costretto sulla sedia a rotelle in seguito a un incidente automobilistico avvolto dal mistero che Elena costringe a non uscire dalla tenuta in tutti i modi, e intendiamo proprio in tutti i modi, anche in quelli che da una madre non ti aspetti. E poi Maurizio Lombardi (The Young Pope, I Medici 2, Il Nome della Rosa e presto in The New Pope), faccia inquietante da perfetto dottor Christian, e Ginevra Francesconi (Don Matteo, Che Dio ci aiuti), alla sua prima esperienza cinematografica, la solare Denise che butterà giù il castello di carte e mostrerà a Samuel la verità (Qui la nostra videointervista a Ginevra Francesconi). A breve le videointerviste al cast e altri dettagli, intanto ecco il video della conferenza stampa di questa mattina con regista e cast, buona visione…