L’Amorino alato e la Danzatrice con le mani sui fianchi, che girano sul loro piedistallo come se prendessero vita, non più marmo ma carne inverando il mito di Pigmalione. Sono solo due delle 170 opere della mostra-evento Canova. Eterna bellezza ospitata dal Museo di Roma a Palazzo Braschi fino al 15 marzo 2020.
L’esposizione racconta in 13 sezioni l’arte canoviana e il contesto che lo scultore trovò giungendo nell’Urbe nel 1779 all’età di 22 anni. La trama del racconto è definita da importanti prestiti provenienti, fra l’altro, dall’Ermitage di San Pietroburgo e dai Musei Vaticani.
La mostra indaga il lungo e proficuo rapporto che tra ‘700 e ‘800 legò il grande scultore veneto alla città di Roma; disegni, bozzetti, gessi ripercorrono gli itinerari che Canova seguì con l’obiettivo di cogliere i misteri di Roma.
“E’ la prima volta che Canova e Roma si sposano in una mostra”, ha notato il curatore Giuseppe Pavanello nel corso dell’inaugurazione alla presenza della sindaca Virginia Raggi, soffermandosi sull’allestimento, con “la possibilità di osservare le sculture anche a lume di candela, perché era così che Canova voleva si guardassero”, e su ciò che non si vede “ossia i tanti restauri fatti per questa occasione” .
“Una mostra tra le più importanti dell’autunno romano” ha definito il progetto espositivo la sindaca Raggi, sottolineando “la qualità dei prestiti internazionali, che dimostrano quanto arte e cultura non abbiano confini”.
Al termine della esposizione, l’omaggio che Mimmo Jodice ha voluto offrire allo scultore: attraverso 30 scatti d’autore, i marmi di Canova vengono riletti in modo inedito, per esaltarne maestosità, emozione, dinamismo.
La mostra Canova. Eterna bellezza è promossa dall’Assessorato alla Crescita culturale di Roma Capitale, prodotta dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e da Arthemisia, e organizzata con Zètema Progetto Cultura; l’esposizione è realizzata in collaborazione con l’Accademia Nazionale di San Luca e con Gypsotheca e Museo Antonio Canova di Possagno.