Alzi la mano chi non ha mai pensato, o detto magari per scherzo, di voler fare una rapina per risolvere tutti i propri problemi economici. Ma siccome tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, e se va male pure la galera e crisi varie di coscienza, spesso le parole restano tali. Ma non per tutti. Anna, Maria, Chicca e Caterina ad esempio passano ai fatti. Perché di problemi ne hanno davvero tanti. Cosa dovrebbe fare del resto una ragazza madre appena licenziata con due figli da sfamare – e mascherare – come Anna? E cosa potrebbe inventarsi senza un soldo la povera Maria tanto devota alla Madonna con cui condivide il nome, ma incapace di fuggire o reagire a un marito soffocante e violento? E a Chicca e Caterina non basta il loro amore di sorelle, se ne vogliono andare da Gaeta, vogliono fare qualcosa di bello e rendere migliore la loro vita, anche se così diverse tra loro, Chicca spavalda e arrabbiata col mondo com’è, Caterina timida e balbuziente che fa tenerezza. A legarle tutte e quattro una grande amicizia e alla fine anche la convinzione che sì, una rapina, è l’unica soluzione a tutti i loro problemi. Arriva in sala giovedì 10 ottobre Brave ragazze, opera seconda di Michela Andreozzi dopo Nove lune e mezza, che si è ritagliata anche un piccolo ruolo a fianco del bel commissario di polizia Morandi, Gianni Morandi alias Luca Argentero, che avrà il duro compito di smascherarle. Sì perché le quattro Brave ragazze, interpretate da Ambra Angiolini, Serena Rossi, Ilenia Pastorelli e Silvia D’Amico, sono molto brave a farsi passare per uomini e a far perdere le loro tracce dopo il colpo. Poi mettici l’ingenuità, l’inesperienza e pure l’amore, e alla fine… Brave ragazze mette in luce, con leggerezza, i tanti problemi delle donne che dagli anni Ottanta, nei quali è calata la storia del film, ad oggi forse non sono poi cambiati.
“Qualche anno fa lo sceneggiatore Alberto Manni mi presentò l’embrione di questa storia – racconta Michela Andreozzi – ovvero un articolo di cronaca che raccontava in poche righe la vicenda, ambientata nella provincia francese degli anni Ottanta, 80 di quattro donne disperate, senza arte né parte che, affogate in un mare di difficoltà e impossibilitate a (o forse incapaci di) risolverle, decidevano di dare una svolta alle loro vite impugnando le armi, in realtà, quattro pistole scacciacani, per rapinare la banca del paese travestite da uomini. A dispetto di una scarsissima possibilità di farcela – continua la regista – le quattro donne portarono a termine non solo quel primo colpo, ma anche altre sei rapine spostandosi per tutta la provincia e furono scoperte e catturate alla settima solo per un banale errore, un classico scivolone sulla buccia di banana. L’articolo si soffermava sulle rocambolesche avventure della Banda di Avignonesi, le Amazzoni, come furono chiamate, e raccontava come queste donne, una volta in carcere, erano diventate famose per le loro gesta, socialmente sbagliate, così che da emarginate senza speranza finirono per rappresentare un simbolo di ribellione alla condizione stessa della donna. Quando sono venuta a conoscenza di questa vicenda, ho pensato immediatamente che apparteneva al mondo è cambiata o, almeno, non è cambiata abbastanza da poterci ritenere fuori dagli schemi di una società che ancora ci giudica, ci tratta e ci considera cittadine di serie B, e che per tutto questo, c’è ancora bisogno di farsi sentire”. Nel cast anche Stefania Sandrelli, Max Tortora e Massimiliano Vado nel ruolo dell’irascibile marito di Maria. La nostra videointervista a Ambra Angiolini, Serena Rossi, Ilenia Pastorelli e Silvia D’Amico: