Secondo Freud il mare nei nostri sogni rappresenta il nostro inconscio, quell’area cioè che cerchiamo di tenere nascosta persino a noi stessi, ma che è molto più grande della parte cosciente, solo che è sommersa, proprio come un iceberg di cui vediamo solo la punta. Nell’inconscio buttiamo dentro, per dimenticarlo, tutto ciò che può farci male – ricordi, paure, desideri inaccettabili e rimossi. Ma tutta questa roba non sta lì ferma, si muove, opera di nascosto, condiziona la nostra vita. E il sogno fa da ponte, è il modo più semplice e immediato per esplorare il nostro lato oscuro e profondo. E Profondo è il film che mi ha fatto pensare a tutto questo e che potrebbe anche essere un lungo, intero sogno: opera prima di Giuliano Giacomelli, già applaudito al Cinefantasy International Fantastic Fest di San Paolo del Brasile e al Black Bear Film Festival 2019 di Milford, in Pennsylvania. Ed ora finalmente torna a casa e approda all’ITFF – International Tour Film Festival in corso a Civitavecchia tra i cinque finalisti in concorso come miglior lungometraggio italiano.Profondo è anche il mistero intorno a Leonardo, interpretato da Marco Marchese (Across the River – Oltre il guado, Gemma di maggio, Squadra Antimafia), un uomo sulla cinquantina di professione fotoreporter che non ha più un futuro e che vuole portare a casa lo scoop della sua vita: un’immagine, almeno una, nitida e vera, del Diavolo Rosso, un mostro marino che secondo una storia tramandata di pescatore in pescatore, vive negli abissi e si avvinghia alle ancore delle barche per affondarle ed eliminare gli intrusi che occupano Il suo mare. Un po’ Lochness, un po’ Lo Squalo, un po’ Moby Dick, solo che pare abbia l’aspetto di una gigantesca manta rossa, da cui appunto il nome Diavolo Rosso. La sua ricerca diventa una vera ossessione: non si tratta infatti soltanto del desiderio di un prestigio professionale, ma di un bisogno di riscatto nei confronti di una vita costellata di fallimenti e rimpianti, una sorta di redenzione umana per chiudere in bellezza e raddrizzare un po’ il destino. Così arriva in una cittadina balneare abitata per lo più da pescatori dove c’è chi ha sentito parlare di quel Diavolo Rosso, qualcuno lo ha pure visto tanti anni prima e giura che si tratti di una femmina, e qualcun altro, forse, ha persino delle foto… Ecco che allora Leonardo parte per un viaggio nel profondo, appunto, del mare e della sua anima.
“Uno dei temi protagonisti in Profondo è la suggestione – spiega Giuliano Giacomelli – unita all’ossessione di un uomo nei confronti di un’antica leggenda, che sceglie il Mare come proprio sipario e che nel film diventa, al tempo stesso, sia un luogo ‘fisico’ che un luogo ‘mentale’. Le acque marine diventano il centro della narrazione, fulcro dell’ossessione del protagonista, ma anche nido di antichissime leggende popolari capaci di spaventare e influenzare le rotte dei pescatori. Il Mare inteso parallelamente come luogo di riscatto e rinascita ma anche come uno spazio inquietante in cui risiede l’ignoto insieme a tutte quelle paure ancestrali ed ataviche che gravano sull’uomo sin dall’alba dei tempi”.
Profondo ha colori scuri e scorre lento come la vita negli abissi, dove la resistenza dell’acqua che si fa pesante rallenta movimenti e pensieri, così come l’attesa del mostro. La sua visione, che forse arriverà o forse no, è vissuta da chi guarda come l’unica possibile soluzione all’angoscia di Leonardo, e non senza una certa curiosità di scoprire se il Diavolo Rosso esista davvero o se non si tratti piuttosto di un macigno da cui liberare l’inconscio per non sprofondare, un mostro da trovare per esorcizzare la paura e per liberarsi finalmente di sentimenti rimossi e spaventosi. Lorenzo non ama il mare ma lo affronta da sveglio e ci si immerge nei sogni, in un calarsi, appunto, nel proprio inconscio alla scoperta coraggiosa del suo lato oscuro e della sua paura di non aver vissuto abbastanza. Difficile incasellarso in un genere preciso: “Profondo è un film di genere ma anche un dramma psicologico, che unisce il folclore ad elementi tipici del beast movie per parlare, in realtà, di paure, ossessioni e nevrosi che risiedono nella mente umana e che non aspettano altro che venire a galla – spiega il regista – nasce dalla volontà, così come dall’esigenza, di creare qualche cosa di diverso all’interno del panorama cinematografico italiano, che da troppo tempo appare atrofizzato nei linguaggi e nelle tematiche. L’intento primario è, perciò, quello di riportare alta la tradizione del cinema di genere attraverso un film indubbiamente commerciale, dal forte respiro internazionale ma non indifferente alle logiche del cinema d’autore. Cinema di genere e Cinema d’autore, infatti, sono spesso contrapposti e si è arrivati a pensare che l’uno debba necessariamente escludere l’altro. A tal proposito, dunque, mi ha sempre affascinato l’idea di riuscire a creare un dialogo tra queste due ‘realtà’, seguendo l’insegnamento di tanto cinema d’oltreoceano prodotto ieri così come anche oggi. Dietro Profondo si cela una struttura narrativa ispirata a tanta letteratura statunitense come Moby Dick di H. Melville o Il vecchio e il Mare di E. Hemingway, ma c’è anche tanto cinema di successo come Lo Squalo di S. Spielberg in unione a ‘recenti’ pellicole divenute subito dei cult come il fortunato Open Water di C. Kentis e All is lost di J.C. Chandor”.
Nel cast Marcella Valenti, Nicola Trambusti, Giovanni Visentin, Gianluigi Fogacci, Edoardo Siravo. Le musiche sono di Gianluca Sibaldi, la fotografia di Marina Kissopoulos.