“Ho imparato che gli afroamericani hanno lottato per questo paese fin dai suoi albori e ancora oggi combattiamo per questo paese. La storia si ripete e ne possiamo trarre insegnamenti, se ci svegliamo. Non vogliamo mancare di rispetto a nessun film precedente sulla guerra del Vietnam, ma desideravamo presentare il punto di vista dei soldati neri. Io e Kevin Willmott abbiamo pensato che questa premessa fosse perfetta. Sapevamo di non aver mai visto un gruppo di ‘fratelli’ come questo in nessun film sul Vietnam”. Così il premio Oscar® Spike Lee sul suo nuovo film Da 5 Bloods – Come fratelli con cui torna a puntare il dito sulla discriminazione nei riguardi dei neri americani, stavolta quelli spediti al massacro e massacrati ancora una volta rientrati in patria a colpi di diritti civili e umani calpestati. Esattamente come oggi. Un film scritto assieme a Danny Bilson, Paul DeMeo e Kevin Willmott che non poteva trovare momento migliore per uscire, da venerdì 12 giugno su Netflix.
In Da 5 Bloods – Come fratelli Paul, Otis, Eddie e Melvin, interpretati da Delroy Lindo, Clarke Peters, Norm Lewis e Isiah Whitlock, Jr., ne hanno passate tante insieme, hanno combattuto fianco a fianco in Vietnam dove hanno dovuto sparare, uccidere, dove sono rimasti giorni e giorni nella giungla, un morso dietro l’altro di zanzare giganti e chissà cos’altro, e il terrore di non arrivare a sentire il prossimo. Soldati afroamericani, carne da macello, sempre mandati in avanscoperta. Poi sono tornati a casa, in America, salvi ma forse non sani, accolti non come eroi ma al grido di assassini di bambini, anche se non avevano scelto loro di andare laggiù. Mentre il loro caposquadra è rimasto lì, un ragazzo che infondeva sicurezza e saggezza, una guida vera, l’unico che sapeva come essere ribelli e al tempo stesso patrioti, un leader nato, che si chiamava Norman. Ognuno di loro ha ripreso come meglio poteva la sua vita, Paul quello rimasto più toccato dalla guerra – si dichiara persino sostenitore di Trump e indossa sempre un berretto rosso con su lo slogan della sua campagna elettorale del 2016 ovvero Make America Great Again (Rendiamo di nuovo grande l’America) – ma non ha alcuna intenzione di farsi curare. Poi la decisione di tornare laggiù a riprendersi Norman, e anche qualcos’altro, tipo un boato di lingotti d’oro che avevano sotterrato al tempo. Ma a quanto pare la guerra per loro non è ancora finita.
A distanza di tutti quegli anni i quattro veterani neri, amici e fratelli, si ritrovano diversi, anche se Spike Lee li ha voluti tali e quali: non vediamo nessuno di loro giovane, neanche nei flashback dove soltanto Norman è un ragazzo, perché “i reduci mantengono i ricordi della guerra anche quando invecchiano” dichiara Willmott. Neanche dopo quell’inferno la vita è stata generosa con loro, chi ha perso persone amate, chi tutti i suoi soldi, chi è vittima della dipendenza e del rimpianto. E il peggio è che nessuno di loro sembra voler fare qualcosa per salvarsi. Ai quattro si unisce anche David (Jonathan Major) il figlio di Paul, mentre come un falco plana sulla missione un pericoloso francese che si offre di aiutarli per le questioni legate all’oro, dietro lauto compenso ovviamente, interpretato da Jean Reno. Alle loro disavventure si aggiungeranno altri personaggi, ma il più pericoloso di tutti sarà l’avidità di ognuno di loro che cancellerà con un colpo di spugna quel legame che aveva tenuto per tanti anni. Lungo tutta la storia la musica è soprattutto quella di Marvin Gaye. Da 5 Bloods – Come fratelli inizia con Muhammad Ali e la sua coscienza che “non mi permette di sparare a un mio fratello” e si chiude due ore e mezza dopo con Martin Luther King che dichiara di essere convinto “che l’America non sarà mai libera o salvata da sé stessa, se i discendenti degli schiavi non saranno liberati dalle catene che ancora li legano”. E ci viene il dubbio che lo abbia detto nel lontano 1967.