“Felice di esser qui e che si ricominci a sognare”. Esordisce così Emma Dante alla conferenza stampa di presentazione, a Venezia 77, del suo film bellissimo, Le sorelle Macaluso, trasposizione cinematografica del suo stesso spettacolo teatrale, rispettato ma modificato da una sorta di adattamento, e non solo tecnico, dal palcoscenico al grande schermo. Le sorelle Macaluso, autobiografico nei luoghi come lo stabilimento balneare Charleston che non esiste più, sono cinque e vivono all’ultimo piano di una palazzina di periferia. Sopra hanno una piccionaia: con gli uccelli che ospitano a centinaia, hanno uno scambio equo: loro danno da mangiare ai colombi e i colombi danno da mangiare a loro, nel senso che li noleggiano e ci campano per tutta la vita. Ma sono anche un po’ la loro famiglia, i loro genitori che nel film, a differenza della pièce teatrale, non si vedono mai, non perché non ci siano, ma perché “entriamo nella loro casa in tre momenti differenti della loro vita – spiega Emma Dante – tre momenti della morte, in realtà, ed evidentemente in quei momenti i genitori non c’erano”. Insomma, se ne sono fatti una ragione regista e sceneggiatori del loro eliminarli, ma i genitori non sono forse quelli colombi bianchi e grigi che le seguono dappertutto e, soprattutto, tornano sempre a casa? La casa, appunto, al contrario, è aggiunta sul grande schermo – “a teatro le sorelle vivono nel buio su un palco vuoto” ricorda Emma Dante – casa come luogo magico dove si torna sempre, casa che non cambia con tutte le sue cose, gli oggetti che lasciano il segno sui muri come i quadri con i loro aloni, la casa che è sempre uguale, mentre loro cambiano. E muoiono. La casa che in fondo “è anche il corpo in cui viviamo” dice la regista.
Ecco perché Le sorelle Macaluso sono cinque ma le attrici ad interpretarle sono dodici, perché prese in tre fasi della loro vita – infanzia, età adulta e vecchiaia – sono diverse, altre persone, e allora ecco la scelta di attici differenti per ognuna, tra loro nessuna somiglianza fisica, solo emotiva. Errata corrige: non per ognuna, perché Antonella resterà sempre una bambina, per lei basta una sola interprete che si chiama Viola Pusateri; e a Maria ne bastano due, che sono Eleonora De Luca e Simona Malato. A dar vita a Katia sono invece Alissa Maria Orlando, Laura Giordani e Rosalba Bologna; a interpretare Lia, Susanna Piraino, Serena Barone e Maria Rosaria Alati; e Pinuccia ha il volto e il resto di Anita Pomario, Donatella Finocchiaro e Ileana Rigano. A riconoscerle nel corso degli anni possiamo soltanto grazie a un gesto, uno solo, un gesto “copiato ad ogni età” dice Donatella Finocchiaro che fa la sorella più vogliosa di vita e di attenzioni, sopraffatta poi dalla rabbia perché relegata al “ruolo cucitole addosso dalle altre sorelle, quello di badante di Lia”, rivela l’attrice: mettersi il rossetto in un certo modo, leggere un libro tra le labbra, danzare all’improvviso ovunque ci si trovi, una danza leggera e solare che diventa poi icona di un rimpianto troppo pesante da sopportare.
Le sorelle Macaluso “è un film sul tempo – dice ancora Emma Dante – protagonista come grande chirurgo plastico che deforma e decide come manipolare i corpi”. Cinque donne legate dalla sorellanza, ognuna diversa dall’altra, che si amano, si perdono, si odiano e si ritrovano, unite da una tragedia che intacca il cuore per sempre, uno strazio lacerante sul quale, come un avvoltoio su un cadavere, sorvola il senso di colpa. Le sorelle Macaluso toccano corde delicate e profonde, emozionano, commuovono, raccontano l’amore e la morte, eros e thanatos, la gioia e il rimpianto, la felicità e il dolore, la speranza e la disillusione. Racconta la vita.
A produrre il film con Marica Stocchi, Giuseppe Battiston “colpito e conquistato da un’urgenza poetica che si esprime attraverso sentimenti fortissimi, a volte violenti, che trasmettono una necessità di comuncare che è fuori dal comune“, dice. In sala da giovedì 10 settembre con Teodora Film.