“La musica non salva. A me ha salvato la terapia. Il dolore va portato in uno studio medico, poi arriva la musica che serve a decifrare il dolore, non a guarirlo“. Michele Bravi racconta così la sua parabola di vita degli ultimi due anni presentando La Geografia del Buio (Universal Music), il suo concept album che lo riporta nel mondo discografico a quattro anni da Anime di Carta, fuori oggi in versione CD e vinile. Il dolore di cui oggi riesce a parlare, proprio grazie alla terapia intrapresa, è legato al drammatico avvenimento che ha cambiato radicalmente la sua vita di cantautore ventiquattrenne sulla via del successo.
Nel 2013 Michele Bravi aveva vinto X Factor, e se anche la sua carriera non aveva avuto un’impennata immediata, quel trionfo gli aveva dato la spinta per continuare a fare musica. Nel 2017 la sua partecipazione a Sanremo dove si classifica quarto con Il diario degli errori (qui la videointervista che avevo realizzato in quell’occasione), tanti premi, e pure l’ingaggio della Disney per la canzone finale di Coco (qui il nostro videoincontro alla presentazione del film). Andava tutto bene, poi il 22 novembre del 2018 l’incidente – uscendo in auto da un parcheggio, travolge una donna in motocicletta che morirà poco dopo in ospedale – il rinvio a giudizio, il patteggiamento a diciotto mesi con sospensione della pena, il buio. Lo rivedremo in TV nel suo esordio d’attore a gennaio del 2019 nella serie di Rai 1 La Compagnia del Cigno, girata però ancor prima dell’incidente. Nel 2019 qualche concerto, poi a maggio 2020 è ospite di Maria De Filippi ad Amici Speciali e pubblica il primo singolo del nuovo album, La vita breve dei coriandoli. Il secondo, Mantieni il bacio, è arrivato il 22 gennaio scorso, seguito tre giorni dopo dal videoclip diretto da Nicola Sorcinelli. E oggi, venerdì 29 gennaio, ecco il suo terzo album.
“La Geografia del Buio è un processo – spiega Michele Bravi nell’incontro stampa dove regala anche qualche esibizione live – è una storia su come convivere con il buio, ma non su come uscirne. È un concept album che va seguito come fosse un sentiero che attraversa il buio, e attraversandolo si scopre un modo per conviverci e dargli una collocazione. Il buio è una casa senza finestre che io ho imparato ad abitare. È un disco che nasce dalla solitudine più grande che io abbia mai conosciuto, ed è una grande riflessione sul dolore. In Storia del mio corpo, ad esempio, racconto di quella parte di me dalla quale non potevo fuggire, il mio corpo. Potevo chiudermi dentro casa, nascondermi, ma dal mio corpo non potevao andarmene. Così in questa canzone ho scritto tutto quello che il mio corpo ha sentito sulla sua pelle durante la terapia: la perdita di aderenza dal reale, la dissociazione, le allucinazioni… è una vera e propria dichiarazione d’amore al mio corpo che lentamente torna ad affacciarsi al mondo“.
Ringrazia poi Michele Bravi chi gli è stato vicino in questo periodo oscuro “senza aspettarsi nulla in cambio, se non rivedermi risplendere” dice, da Fedez e Chiara Ferragni a Fiorello e alla stessa Maria de Filippi: “sarò per sempre loro infinitamente grato”. E poi c’è anche un ragazzo che non lo ha abbandonato, a lui è dedicata A sette passi di distanza, titolo rubato da una frase del libro che gli aveva regalato, L’amore ai tempi del colera di Gabriel Garcia Marquez: “l’ho scritta non appena ho ricevuto un suo vocale – ricorda il cantautore umbro – in un momento in cui la mia voce non era capace a cantare ed è fatta soltanto del pianoforte e del mio respiro”. Michele Bravi torna quindi sulla sua sessualità, sul fatto di aver voluto inizialmente nascondere di amare un ragazzo, auspicando tuttavia che un giorno non sarà necessario né dirlo né non dirlo di essere gay: “l’amore non è un atto privato ma pubblico, chi ama può condividere il suo amore, chi si sente pronto si esponga. Io ho avuto la fortuna che con questa persona ho imparato quanto sia importante la libertà di amare; quando parlavo della mia sessualità e del mio percorso amoroso ero quasi rivoluzionario nel voler dimostrare la parità nel non dire, sarebbe certo bellissimo ma è un’utopia“. A questo ragazzo è dedicata Mantieni il bacio: “durante il primo bacio ricordo di aver sentito dentro di me una voce che diceva ‘stai facendo la cosa sbagliata’… ma la cosa più bella è ascoltare il primo bacio e sentirne tutto il sapore, non quella voce“.
La Geografia del Buio è prodotto da Francesco Katoo Catitti, che aveva già collaborato con Michele Bravi, mentre il pianoforte che ne accompagna la voce in tutte le canzoni dell’album è suonato da Andrea Manzoni. Ecco una videosintesi del videoincontro con Michele Bravi che presenta La Geografia del Buio:
Ph Clara Parmigiani e Lorenzo Marcucci