Ridere è la panacea di tutti i mali. O quasi. Soprattutto di questi tempi, per noi italiani. Ah, gli italiani. “Un popolo di poeti, santi e navigatori” disse un giorno qualcuno che però non vogliamo ricordare più. Ma anche un Paese, patria del trasformismo, arma indispensabile per sopravvivere. Prende le mosse da questo il nuovo spettacolo di Max Paiella dal titolo Sono d’accordo su tutto, impreziosito dalla musica dei The Rabbits, che parte il 17 febbraio dalla Sala Umberto di Roma per poi attraversare tutto lo Stivale.
Il comico romano è Edmond Dantes, protagonista de Il Conte di Montecristo di Alexandre Dumas, uomo onesto che cambia identità per vendicarsi dei suoi nemici. Insomma, dice Max Paiella, tutto è possibile, basta saper stare nel vestito che si è scelto per noi stessi. In fondo siamo o non siamo italiani? E con Max, bravissimo anche su Radio Rai ne Il Ruggito del Coniglio, la chiacchierata è spassosa dal primo minuto.
Si ride tanto e si riflette nel tuo nuovo show, su ciò che siamo e come diventiamo davanti agli altri, sei d’accordo Max?
Sì, sì assolutamente. Su qualsiasi cosa tu possa dire o pensare. Ma non solo con te, eh! Anche con il pubblico a cui dico: sappiate che sono d’accordo con voi. Anche se poi cambiate idea.
E già, d’altra parte tu ti trasformi. Perché il trasformismo è un punto fondante, oserei dire, dell’essere italiani
È uno spettacolo allegramente critico. Dei nostri modi di fare. Si svolge all’interno di una prigione, io sono stato privato della cittadinanza italiana dal comitato PRIS, sigla che sta per Programma Recupero Italiani Smarriti. Secondo loro, io non sono italiano perchè rispetto le file, pago le tasse e non butto la carta per terra. Insomma, faccio tutta una serie di cose che non sono di uso comune in Italia. Così vengo privato della cittadinanza e messo in stato di detenzione.
Quindi sei un carcerato perché sei troppo rispettoso della legge! E come riuscirai a dimostrare la tua innocenza?
Il comitato mi mette in contatto con alcuni personaggi che mi dovranno recuperare in qualche maniera e questi personaggi sono tra i miei cavalli di battaglia radiofonici e non. Ad esempio, Vinicius du Marones, LeccaJulio che tanti vogliono copiare e ci riescono. Oppure Fuffo il total consulting. Lui ti fa qualsiasi cosa: dall’abito del matrimonio all’organizzazione di una cena. Ti sceglie anche il colore della macchina.(E Max-Fuffo è un fiume in piena e chi scrive stenta a trattenere le lacrime dal ridere, causa la voce sincopata con accento lumbard): “tesora, tesora nn vedi sei fuori moda? In questo momento non sei di tendenza, non sai qual è la tendenza: lo scrotage! Ti devi versare addosso della colla uhuhuhuhuhu, rotolarti nelle piume di piccione, ovviamente nelle parti basse, è molto di tendenza…“.
Quindi Fuffo detiene il segreto per vivere bene
Sì assolutamente, così come Everell Paoloni, agente di spettacolo che ama dire in un misterioso dialetto stavolta meridionale: “se sei un talento, ti incastono tra Patrizia Pellegrino e il mago Alexander. Ti ho trovato una serata ad Acitrezza durante la mattanza dei tonni. Devi fare la danza del criceto e poi tuffarti”.
Come dire, piccola o piccolo farò di te una stella…
L’importante, secondo Paoloni, non è avere talento, anzi. L’importante è che ti piaccia stare al centro dell’attenzione, dire mostruosità e fare le cose fatte male.
Arriviamo alla politica Max, purtroppo casa del trasformismo. Un non politico diventa un politico. Di Pertini ahimè abbiamo solo il ricordo ed è rimasto solo il suffisso…
Dici che c’è rimasto Salvini??? (E anche qui, puntuale, Max diventa il leader lumbard) Alora (una elle sola perché è lumbard!!), voglio dire una cosa, siamo disposti ad ospitare gli italiani in Padania. Diamo contributi purchè ci spiccino le case. Comunque ci tengo a dire a tutti che ogni riferimento è puramente casuale. Io do sempre tutta la responsabilità al mio interlocutore, al mio vicino di casa, al tabaccaio.
Salvini è solo uno dei mille personaggi in cui ti cali magistralmente: non manca il discusso sindaco di Roma Ignazio Marino, così come il suo predecessore Alemanno. Ma, per concludere e prima di venire a goderci lo spettacolo, quale messaggio vuoi dare al tuo pubblico?
Il messaggio vuole essere: ci sono dei mostri, ma non siamo questi. Dobbiamo essere orgogliosi di essere italiani. Ci vorrebbero più tshirt con Pertini, non solo quelle con Che Guevara. Essere italiano per chi vive e lavora all’estero è spesso sinonimo di bunga bunga. Si deve essere in realtà orgogliosi di essere italiani. E dobbiamo rilanciare l’Italia che lavora.