Un racconto, ma anche un riflessione sul carcere e sull’efficacia della pena detentiva attraverso un cambiamento di relazione tra due ‘protagonisti’ del microcosmo: detenuto e guardia carceraria. Questo è Ariaferma, film di Leonardo Di Costanzo che per la prima volta si cimenta con due attori professionisti che sono Silvio Orlando, nel ruolo dell’ergastolano, e Toni Servillo in quello della guardia, due ruoli che in realtà sarebbero forse stati più in riga con le attitudini artistiche dei due attori campani, come hanno raccontato loro stessi in conferenza stampa a Venezia 78 dove Ariaferma è stato presentato oggi fuori concorso. Siamo un vecchio carcere ottocentesco in dismissione in un qualsiasi posto italiano poco accogliente qui chiamato Mortana. Per problemi burocratici i trasferimenti sono stati bloccati e una dozzina di detenuti rimane, con pochi agenti, in attesa di nuove destinazioni. In un’atmosfera sospesa, le regole di separazione si allentano e tra gli uomini rimasti si intravedono nuove forme di relazioni.
“Il carcere di Mortana nella realtà non esiste: è un luogo immaginario, costruito dopo aver visitato molte carceri – racconta il regista – Quasi ovunque abbiamo trovato grande disponibilità a parlare, a raccontarsi; è capitato che gli incontri coinvolgessero insieme agenti, direzione e qualche detenuto. Allora era facile che si creasse uno strano clima di convivialità, facevano quasi a gara nel raccontare storie. Si rideva anche. Poi, quando il convivio finiva, tutti rientravano nei loro ruoli e gli uomini in divisa, chiavi in mano, riaccompagnavano nelle celle gli altri, i detenuti. Di fronte a questo drastico ritorno alla realtà, noi esterni avvertivamo spaesamento. E proprio questo senso di spaesamento ha guidato la realizzazione del film: Ariaferma non racconta le condizioni delle carceri italiane. È forse un film sull’assurdità del carcere“. Ecco come ne hanno parlato Silvio Orlando, Toni Servillo e lo stesso Leonardo Di Costanzo in conferenza stampa: