La maggior parte delle tele sono esplosioni di colori tra i quali non è difficile scorgere occhi, facce, lettere, frasi. Poi ci sono opere in bianco su nero, sorta di graffiti che ricordano quei giri di penna che spesso si fanno distrattamente pensando ad altro, ma qui si compongono in figure umane e in ciò che c’è dentro di loro. A legare il tutto un fil rouge: il segno. Dopo tutto è il titolo della nuova personale di Emanuele Parmegiani, artista romano che dopo una ricca esperienza teatrale, ha scoperto la sua capacità di “rigettare nella tela” tutto ciò che i suoi occhi hanno visto o toccato, come ci rivela lui stesso nella nostra videointervista, trovando uno stile espressivo assolutamente unico e particolare che ha affascinato e incuriosito critici e curatori. Dopo tutto, mostra curata da Alberto Dambruoso, è stata inaugurata ieri sera a Palazzo Velli di Roma, nel cuore del cuore di Trastevere, dove resterà fino al 23 novembre. Completamente autodidatta, Emanuele Parmegiani ha dedicato anni a studiare storia dell’arrte e ad osservarla direttamente nei musei scegliendo come suoi maestri gli artisti stessi e immergendosi nelle loro opere per provare a coglierne stati d’animo e creatività. Durante la fase di maggiore sperimentazione, Emanuele Parmegiani ha sviluppato un interesse particolare per la videoarte, che si è concretizzato in diverse opere presentate tra il 1998 e 1999 a Roma, dove vive e lavora, in alcune rassegne, tra cui: Vermi, In Utero, Rosso, Nuova Alba. Ha già esposto in personali come Animals, L’utopia della mente stellare, Metropolitanie, Microartivisive, La dinamica del segno, La persistenza del segno. Siamo andati all’inaugurazione di Dopo tutto e lo abbiamo incontrato. Ecco la nostra videointervisa a Emanuele Parmegiani:
512