Robert Zemeckis omaggia, rivisita e aggiorna il celebre Pinocchio del 1940, storico capolavoro d’animazione Disney – il secondo classico dopo Biancaneve e i Sette nani – che porta sullo schermo la favola di Collodi. Il regista di Chicago che sin da piccolo restò stregato dalla storia del burattino di legno che voleva diventare un bambino vero, azzarda e vince la sfida. Resterete a dir poco incantati e ammaliati dalla vecchia nuova storia del piccolo eroe che in Pinocchio, da oggi in esclusiva su Disney + in occasione del Disney + Day. Il film, realizzato nella doppia tecnica del live action e dell’animazione CGI, rende la storia al tempo stesso tradizionale e moderna, attualizzando con rispetto alcuni personaggi e situazioni dell’opera originale, senza per questo svilirne “lo spirito e il senso” dice lo stesso Zemeckis: “Pinocchio è uno dei film di animazione più belli che siano mai stati realizzati, forse addirittura il più bello in assoluto, l’ho sempre amato moltissimo – rivela – Abbiamo utilizzato la versione Disney del 1940 come base e schema per la nostra storia. Quindi il nostro film segue per la maggior parte le stesse avventure vissute da Pinocchio nella versione animata, ma abbiamo modernizzato la narrazione, dato che oggi i film hanno un ritmo diverso rispetto a sessant’anni fa, ma sostanzialmente abbiamo conservato lo spirito, il tono e i temi del primo film”.
Per dirne una: il gatto (che non dice una parola ma neanche un miao) e la volpe non deviano Pinocchio con le famigerate monete d’oro, ma con la falsa promessa della fama che, in aggiunta, avrebbe inorgoglito suo padre. E, per dirne anche un’altra, il Paese dei Balocchi dove Luke Evans, nel ruolo del chiassoso e ambiguo Postiglione che con la complicità dello spavaldo quanto ingenuo Lucignolo (Lewin Lloy), porta i bambini con la sua carrozza trainata da asinelli, è un luogo assurdo dei giorni nostri, dove la birra e lo zucchero scorrono a fiumi tra luci, schermi a led e social network, e dove i ragazzini liberano tutta la loro carica distruttiva pagando un alto prezzo.
Piccola parentesi. La scena che mi scioccò di più da bambina e mi tocca ancora oggi rivedendo Pinocchio nelle sue varie versioni cinematografiche è sempre la stessa: il maltrattamento dei poveri asini, a prescindere dal fatto che siano ragazzini trasformati o meno, il mio spirito animalista sorvolava e sorvola tuttora leggiadramente sul particolare. Ecco, vedendo il Pinocchio di Zemeckis aspettavo la sequenza con un po’ di trepidazione e devo dire che, sebbene sia stata girata in animazione CGI, è così realistica da farmi riprovare quelle stesse identiche sensazioni di mille anni fa. Giusto per dire. Ma proseguiamo.
Vi commuoverà il Geppetto interpretato da Tom Hanks, un uomo anziano, solo, attaccato soltanto ai suoi meravigliosi orologi a cucù che costruisce con le sue mani ma che non riesce a vendere, a costo di restare povero. Orologi che buffamente vantano omaggi ad altri personaggi Disney che di certo allora non c’erano, né all’epoca indefinita in cui è ambientata la storia tanto meno quando Collodi l’ha scritta, quali Woody di Toy Story, Roger Rabitt e Jessica, Biancaneve, e altri ancora. “Abbiamo una responsabilità e quindi non dobbiamo cambiare le cose soltanto per il gusto di farlo – racconta Tom Hanks – I miei baffi e tutto il resto rappresentano la versione tradizionale di Geppetto e lo rendono riconoscibile, ma allo stesso tempo devono funzionare dal vivo. Robert Zemeckis e io abbiamo parlato del fatto che, pur essendo un uomo felice, Geppetto ha subito molte perdite nella sua vita. Ha perso la gioia di vivere e ha perso l’occasione di avere una famiglia. Forse aveva avuto una famiglia, molto tempo fa? Sì. Ma quanto tempo fa è stato, e quanto è stata tragica quella perdita? La verità è che Geppetto è più vecchio, ha superato la mezza età da un bel po’. Quindi abbiamo discusso l’idea che vivesse da solo e si occupasse degli altri, deliziando il prossimo con le sue opere artigianali, da più di venticinque anni o giù di lì. È terribile che per tutto questo tempo abbia trascorso tutte le sue colazioni e le sue cene soltanto in compagnia di un gatto e di un pesce rosso. Geppetto desidera far parte di qualcosa di più grande di lui, far parte di una famiglia, e questo rappresenta il cuore del personaggio. Non puoi limitarti a realizzare una versione dal vivo del film d’animazione. Questo nuovo film deve essere più profondo e avere un maggior numero di significati. All’inizio del film, Geppetto sta cuocendo nel proprio brodo, per così dire, e non è un brodo felice”.
Vi sorprenderà il piccolo Pinocchio, tale e quale a quello del 1940 ma tridimensionale, che vuole a tutti i costi compiacere quel padre che, avendo avuto l’opportunità di esprimere un desiderio davanti a una stella cadente, esaudito grazie a una sorta di modernissimo razzo laser trasportatore, ha scelto quello di dar vita al suo burattino così da diventare una vera famiglia, assieme al gattino nero e al pesce giallo, si intende.
Vi ammalierà il Mangiafuoco moderno ma non troppo che qui si chiama Stromboli che, avendo realmente origini italiane nella storia, è interpretato con maestria dal nostro Giuseppe Battiston che anche nella versione originale del film pronuncia qualche frase in italiano: “Siamo rimasti abbastanza fedeli perchè nella versione animata Mangiafuoco era di origine italiano, per questo si chiamava Stromboli – racconta Battiston nel video che trovate a fine articolo – Zemeckis mi ha chiesto di spingere molto nella direzione dell’italo americano, un personaggio che possedesse un inglese stentato. Amo molto questa fiaba perché mi fa sofffrire ed emozionare tanto. Pinocchio soffre tantissimo e facciamo fatica a sopportare la sua sofferenza che cerchiamo di superare pensando che per metà è fatto di legno. Ma in reatà è un bambino che scopre piano piano la consapevolezza di sé, il significato del coraggio e della solidarietà, partendo da una condizione di bambino che fa tutte le cose che fanno i bambini che dicono le bugie, che non vogliono studiare e pensano solo a divertirsi…”
E vi toccherà il personaggio della giovane burattinaia Fabiana (Kyanne Lamaya) e del suo alter ego, la marionetta ballerina Sabina, che sinceramente non ricordo in nessuna delle versioni pinocchiesche precedenti. E che dire della Fata Azzurra, e no Turchina, nera e senza la fluente chioma celeste, interpretata dalla splendida Cynthia Erivo…
C’è anche un personaggio tutto nuovo nel Pinocchio di Zemeckis: è un gabbiano che ha un ruolo fondamentale nella buona riuscita dell’happy ending; non per nulla è femmina e si chiama Sofia, e se nella versione originale ha la voce di Lorraine Bracco, in quella italiano ha quella di Emanuela Rossi. E, a proposito di doppiaggio: è Angelo Maggi a doppiare Tom Hanks/Geppetto, il giovanissimo Gabriele Piancatelli a far parlare Pinocchio mentre Frances Alina, semifinalista della quarta edizione di The Voice of Italy e voce della Social Band di Radio2 Social Club, interpreta Una stella cade, versione italiana di When you wish upon a star cantata dalla fata Erivo.
In conclusione, questo Pinocchio di Zemeckis ci è piaciuto. Non manca nulla dell’opera originale (c’è la scuola, la balena che inghiotte Geppetto e Pinocchio…) anzi, aggiunge qualcosa. Il film si apre con una sorta di prologo raccontato dal Grillo Parlante, qui ufficiamente investito dalla Fata Azzurra del ruolo di coscienza di Pinocchio, e si chiude più o meno come sappiamo. Anche se non è detto che il lieto fine sia così definito in questa nuova versione di Pinocchio…ognuno decida per sé. L’importante è sapere che “nel suo cuore è reale come ogni ragazzo potrebbe mai essere”… Ecco come Giuseppe Battiston parla del suo Stromboli e di Pinocchio: