I filmini delle vacanze da bambino, quelli delle feste di compleanno dei numerosissimi cugini, lui che mangia le patatine all’aeroporto e si sente la voce del papà, quello che poi sarà protagonista del pezzo (Soldi) che lo ha lanciato verso l’Olimpo della musica, i primi provini e le prime competizioni canore, poi Area Sanremo, X Factor, e Sanremo con le due vittorie, la seconda con Blanco, e con lui all’Eurovision, dove era già stato da solo. E sua madre, Anna Frau, sempre presente, forse all’inizio un po’ dura, come ricorda lei stessa, ma ovunque con lui e per lui. Mahmood si racconta e si mette a nudo, come del resto fa con le sue canzoni, nel docufilm che porta il suo nome, diretto da Giorgio Testi e presentato oggi in anteprima ad Alice nella Città, e che arriverà al cinema da lunedì 17 a mercoledì 19 ottobre con Nexo Digital.
MAHMOOD è il racconto della vita di Alessandro Mahmood tra la periferia di Milano dov’è nato e cresciuto, l’Egitto, terra di suo padre, la Sardegna, casa sua e di sua madre e di vacanze al mare, tra i suoi affetti più cari, il tour europeo, i backstage, i look. E ad aiutarlo a raccontarsi, ci sono lo stesso Blanco, Carmen Consoli che lo ospita nella sua casa catanese e canta Brividi con lui, Dardust e la manager Paola Zukar che ha creduto in lui.
MAHMOOD è anche il racconto del legame con i fan, quelli che lo vogliono ascoltare, quelli europei che lo hanno conosciuto all’Eurovision e lo vanno a vedere quando canta in Spagna, quelli che vogliono sapere tutto di lui, che lo definiscono vero, genuino, sincero, che si interessano alla sua storia e ai suoi sentimenti. E lui mette tutto nelle sue canzoni, anche per loro. Ed “era quello che voleva” ripete sua madre, che ci racconta anche di sè, di come aveva conosciuto il padre di Alessadnro, di come poi lui se n’era andato e i lfiglio, ancora bambino, sembrava non soffrirne, e invece…
“I documentari sono un’occasione per scoprire storie, persone, vita reale – dice il regista – non mi piace mai arrivare troppo preparato, preferisco avere una base di partenza, e poi far sì che strada facendo possa crearmi il mio punto di vista o parere sull’argomento o personaggio protagonista del film. Con Mahmood è stato così. C’è voluto del tempo per capire chi avessi esattamente di fronte. Per settimane, in giro, in tour, a casa o nei giorni off, abbiamo girato quello che accadeva, con un approccio observational, senza invadere i suoi spazi e tirar fuori le cose contro voglia.
Alessandro è una persona molto socievole ma che non si apre facilmente su temi intimi e personali: quelli li mette nelle sue canzoni. Anche nelle interviste c’è bisogno di tempo, devi guadagnarti la sua fiducia. Abbiamo avuto modo di fotografare da vicino lo splendido rapporto che Alessandro ha con sua mamma Anna, assoluta co-protagonista di questo film. Alessandro mette nei suoi testi tante cose che nella vita di tutti i giorni fa fatica a comunicare; per questo molto spesso ho optato per un approccio di ripresa molto intimo durante le parti live, non di rado in piano sequenza, come se quei brani, in quel momento fossero uno speech, piuttosto che una performance”. Ecco invece cosa ci ha raccontato Mahmood nel nostro videoincontro: