Una storia d’amore nella New York degli anni Venti tra un uomo capace di far vivere i sogni, o meglio, il sogno della vita, e una donna disillusa e rassegnata che al proprio sogno, quello di cantare e diventare un’artista famosa, ha rinunciato. Lui si chiama Armie e lei Eva e, interpretati da George Blagden e Caterina Shulha, sono i protagonisti di The Land of Dreams, un film magico, onirico, opera prima di Nicola Abbatangelo che ha scelto il musical che è, appunto, un genere magico e irreale, come questa storia.
Magico è anche il luogo di incontro tra Armie e Eva, con l’acqua sotto i piedi, piante ramificate ovunque, una luce blu e nebbiosa, che, forse, è anche un luogo dell’anima. Armie è un reduce dalla grande guerra e coltiva un segreto, magico anch’esso, che riguarda il suo privato, la sua famiglia, suo fratello Owen (Kevin Guthrie). Eva è un’immigrata italiana finita a lavorare come lavapiatti nelle cucine di un locale alla moda chiamato Choo Choo Train dove a cantare è invece Carl, il comproprietario del posto, e canta il sogno americano facendosi gioco di coloro che si perdono per provare ad avverarlo in una terra lontana e ingannevole come l’America. Interpretato da Stefano Fresi, Carl è un uomo egoista, duro nei confronti di Eva cui offre una chance soltanto perché vede in lei una nuova occasione di guadagno. Eva però ha un’amica sincera, di quelle che se sei felice tu, lo sono pure loro: fa la cameriera al Choo Choo train, si chiama Terry, sarà sempre al suo fianco pronta ad aiutarla, ed è interpretata da Marina Rocco.
La storia di The Land of Dreams ha un altro cattivo, un boss mafioso invaghitosi di Eva che farà di tutto per averla, con le buone o con le cattive, e ad incarnarlo è Edoardo Pesce. Altre figure importanti sono Vincent, che è Paolo Calabresi, che conosciamo come tirapiedi del boss; e Claire, che è Carla Signoris, una cantante famosa che Eva conobbe tanti anni prima e la ammirò per un gesto che le sembrò generoso.
Cosa può legare, dunque, due anime così diverse tra loro? L’amore, certo, e la capacità di merscolare il sogno con la realtà. Perché i sogni, da soli, possono essere pericolosi, possono intrappolarci in un mondo migliore per noi ma non reale, possono farci male, eppure ci sono così indispensabili per vivere.
The Land of Dreams, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma dove abbiamo realizzato le nostre videonterviste a regista e cast, e in sala da giovedì 10 novembre, è un bel film, rende alla perfezione l’ambiguità di quelle speranze che chiamiamo sogni anche grazie alla scenografia e alla fotografia, atmosfere irreali e fantastiche fanno da fondo ad una storia che tocca le corde di tutti noi. Perché se ci pensiamo, chi di noi non ha mai coltivato un sogno accantonato nel fondo più triste e cupo dell’anima? E quanti di noi hanno in tasca le vere istruzioni per l’uso dei sogni, così che non possano farci male per gli indesiderati effetti collaterali?
Due ultime considerazioni su The Land of Dreams: Caterina Shulha canta e balla a meraviglia, perfettamente a suo agio nel genere del musical, vorremmo vederla ancora in queste vesti. Perfetto anche il resto del cast. Infine, nel film c’è una scena che riporta sul grande schermo una foto cult del 1932 intitolata Pranzo sul Grattacielo, quella con gli operai in pausa che mangiano su una trave del Rockfeller Center in costruzione, a 250 metri di altezza. Notatela. Ecco le nostre videonterviste a Caterina Shulha, George Blagden, Stefano Fresi, Marina Rocco e Nicola Abbatangelo: