Le promesse vanno mantenute. Soprattutto quelle d’amore fatte da bambini, anche se poi la vita ci cambia, ci porta altrove, ci perde. E allora ci si chiede: quanto è rimasto in noi di quei bambini che eravamo? E quelle promesse dimenticate, superate, ignorate, abbiamo ancora tempo per rispettarle? Se alla domanda perché ridi? ci viene risposto o rispondiamo Rido perché ti amo, allora sì, c’è ancora tempo.
Rido perché ti amo è il nuovo film di Paolo Ruffini, una commedia leggera, delicata e romantica, al cinema da giovedì 6 luglio, che vede Leopoldo e Amanda insieme sin dalla prima scena: sono piccoli, lui regala a lei delle torte a cuore fatte con le sue manine, le promette che l’amerà per sempre e che a 36 anni la sposerà. Quella promessa Leo in qualche modo la mantiene, o meglio, sta per mantenerla. I preparativi delle nozze fervono, ma lui è diventato uno chef pasticcere famoso e non ha tempo per altro se non per se stesso e il suo lavoro, e ad Amanda, che insegna danza da quando anni prima ha rinunciato al sogno di ballerina, va bene così. Finché non arriva anche per lei la grande occasione, scelta come coreografa del nuovo spettacolo dell’Opéra di Parigi. Entusiasta e felice, chiede a Leo di andare con lei, ma lui ne approfitta per rimandare le nozze e rompere così la promessa. Amanda partirà comunque, la coppia rischierà di scoppiare, ma poi… beh, l’amore vince su tutto, no?
Ad interpretare Leopoldo e Amanda sono Nicola Nocella e Barbara Venturato. Ma Rido perché ti amo pullula di personaggi singolari e tutti significativi per la storia, a cominciare dallo stesso regista, Paolo Ruffini, che si ritaglia il ruolo di Ciro, deluso dall’amore tanto da non accorgersi che l’amore per lui è già tornato, con il suo inseparabile volpino di pomerania Ciak che se lo chiami, ovviamente… si gira… E poi c’e Daphne Scoccia alla sua prima commedia, che è la misteriosa quanto risolutiva Sam che arriva in paese da non si sa dove. E c’è la piazza, con la scuola intitolata a Paolo Pedersoli alias Bud Spencer, ma di citazioni cinematografiche il film è pieno. Piazza che a volte si fa coro, un coro composto dalle persone che ci vivono ogni giorno, condividendo pensieri e commentando situazioni.
Come il cartolaio-confessore-consigliere Cipriano che è Greg; o il disturbatore Gigi che è Herbert Ballerina, innamorato, quasi stalker, di Luisa che è Giulia Provvedi (una delle Donatella) fissato pure con la zuppa inglese; una meravigliosa coppia di anziani che si chiamano Ada e Valentino, lei è Lucia Guzzardi mentre lui è Enzo Garinei nella sua ultima interpretazione. E c’è la barona, che vive in balcone perché il cielo è più bello visto dall’alto, interpretata da Loretta Goggi; e un bel cameo di Malika Ayane dietro al bancone di una pasticeria parigina, che canta anche la canzone del film scritta da Giuliano Sangirgi, mentre la colonna sonora è di Claudia Campolongo. Oltre a un altro cameo, quello di Volfango De Biasi. Mentre Leo e Amanda da bambini sono interpretati da Francesco Javier Quezada e Aurora Menenti.
Il lieto fine è d’obbligo, ma le riflessioni che suscita Rido perché ti amo sono tante. A cominciare da quel monito che ci arriva in apertura direttamente da Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry e che recita: “il bambino che eri non si vergogni dell’adulto che sei“. In fondo è un film sulla ricerca della felicità, quella che fa anche piangere, sulla forza dell’amore, sulle cose non fatte che però si possono ancora fare, del resto “nella vita si scrive a penna – dice Cipriamo – non si può cancellare, ma ci vogliono altri fogli…”. Ed è un film sul nostro essere e divenire, sul nostro lasciarsi crescere dalla vita, dimenticando l’innocenza e la purezza originarie. Quanto abbiamo perso di quell’essere bambini? E possiamo tornare ad esserlo? Il test è semplice: se invece di stronzo diciamo ancora cattivo, ce la possiamo fare. Le nostre videointerviste a Paolo Ruffini e Daphne Scoccia, e a Nicola Nocella, Barbara Venturato, Herbert Ballerina e Greg: