Non si notava neanche con il suo fare discreto, sempre vestita di nero dalla testa ai piedi, neri pure gli occhiali. Gentile, mai troppo invadente, con le persone parlava in un modo così affabile che anche il vip più spocchioso non le diceva di no. No a farsi fotografare, perché parliamo di Roxanne Lowit, la celeberrima e leggendaria – anche se lei dice di non sentirsi affatto tale – fotografa newyorkese che con i suoi scatti spontanei e al tempo stesso geniali, ha immortalato il mondo del pop degli anni Settanta, della moda soprattutto, prima fotografa a entrare e scattare nei backstage e non dalla prima fila della passerella come tutti i suoi colleghi, e quell’universo fatto di colori, suoni e follia che era lo Studio 54. Stavolta però il ritratto è il suo e a firmarlo è l’amica Yvonne Sciò, modella e attrice che 22 anni fa finì nel suo obiettivo e nel suo cuore, al suo debutto da regista proprio con il docufilm, che ha anche prodotto, dal titolo Roxanne Lowit – Magic Moments. Applaudito a Venezia dove è stato presentato in anteprima assoluta in occasione del Festival del Cinema nella serata evento One Night Exhibition, va in onda in prima TV e in esclusiva venerdì 18 settembre su Sky Arte HD: la Lowit è protagonista assoluta nel ruolo di se stessa ma a raccontarla, oltre alla figlia, tanti altri protagonisti del mondo della moda e della fotografia, come Giambattista Valli, Giorgio Armani, Jeremy Scott, Pat Cleveland, Amanda Lepore, Heidi Klum, David LaChapelle, Giorgio Armani e Julian Schnabel.
Yvonne, com’è nato Roxanne Lowit – Magic Moments?
Per me è stato un salto nel buio perché sapevo cosa volevo raccontare, ma non sapevo come. Ho voluto raccontare soprattutto un’amicizia che dura da tempo, iniziata 22 anni fa quando Roxanne mi ha fotografata per un giornale tedesco, non ricordo bene quale fosse, nell’ambito di un servizio sulla dolce vita e le belle donne, perché lei fa queste foto leggere che sembrano proprio dire che la vita è bella, meravigliosa e favolosa. Da allora le nostre strade si sono sempre incrociate: io sono andata a vivere in America e lei veniva spesso da me a Los Angeles, poi ho vissuto qualche anno a New York e lì la vedevo sempre. Ha sempre fatto parte della mia vita, con lei ho vissuto dei momenti super divertenti, siamo andate insieme a Venezia, avevamo amici comuni e tante cose che ci univano.
Tempo fa Roxanne mi ha rimandato quelle foto e mi è preso un colpo perché in realtà mi sembrava ieri e ho detto ‘cavolo, è passato così tanto tempo?’ In realtà erano anni che le dicevo di voler girare qualcosa su di lei e raccontarla. Io dormo poco perciò la notte navigo e andavo a cercarla su You Tube e Internet per sentire le cose che diceva e vedere le sue fotografie, immagini che parlano, che raccontano una storia. Tante volte avevo provato a raccogliere fondi per realizzare un film su di lei, poi circa sette mesi fa, mentre chiacchieravamo al telefono della vita e dei figli che crescono, ho sentito qualcosa di diverso nella sua voce che mi ha convinto a farlo da sola. Così il giorno dopo l’ho richiamata, le ho illustrato il progetto e lei mi ha risposto che non c’era persona migliore di me per raccontarla.
Un’amicizia così tra due donne di diverse generazioni non è facile da trovare
Roxanne in realtà ha l’età di mia madre, ma secondo me gli artisti non hanno età, è solo il fisico che cambia ma non puoi dire se le loro anime sono giovani o vecchie. Lei è una donna giovane e molto particolare, l’unica donna che allo Studio 54 con Diana Vreeland di Vogue America beveva solo acqua. E mi chiedeva ‘ma si può dire?’, e io ‘ma certo che si può dire? Con lei ho voluto raccontare anche il suo mondo magico, com’era attraverso i suoi occhi e anche cosa c’era dietro ogni immagine delle sue fotografie, quel glamour di una volta, quel mistero della moda italiana dei grandi che ci fanno onore, un mondo elegante, di artisti, di libertà, senza dare un giudizi, perché chi sono io per giudicare? Erano anni diversi quelli…
E poi oggi ci sono i social network…
Anch’io uso molto i social che secondo me aiutano e che hanno preso un po’ il posto della televisione: spesso mi chiedono che fine abbia fatto perché non mi si vede più in TV, come fossi morta, ma io faccio mille cose, non è che se non sto in TV vuol dire che non esisto. Il social network quindi va bene, ma non bisogna perderci il sonno. Certo, oggi tutti ci facciamo le foto, i selfie, le ritocchiamo con photoshop, ogni minuto della nostra vita viene fotografato, all’epoca era tutto molto più spontaneo. Roxanne con le sue foto riusciva a catturare il sogno, il gioco, il mistero, ma se tu fotografi ogni momento della tua esistenza, tutto questo svanisce, siamo tutti uguali.
Anche lei è stata molto fotografata
Sì, anche se non sono stata proprio una modella, ho avuto la fortuna di essere stata ritratta da grandi fotografi come Helmut Newton, Juergen Teller, Mario Testino, Michel Comte, ma non ho mai dato grande importanza alla cosa, anche se sono stata onorata. Io poi sono particolare, dipende da come sto nel mio cuore, posso essere bella oppure un mostro…
Quindi le è piaciuto il suo esordio dietro alla macchina da presa?
Ho amato girare e ho adorato avere il controllo di tutto. E poi l’idea di sognare una cosa e realizzarla da sola senza dover chiedere nulla a nessuno mi è piaciuto da pazzi. Per cui voglio rifarlo e so già esattamente ciò che voglio raccontare, sarà un altro documentario ma su una cosa completamente diversa.
Nel film c’è anche Naomi Campbell, nessun rancore dunque per quella famosa litigata per un vestito?
Nella vita bisogna vedere oltre, una volta che una cosa è conclusa e finita si va avanti, solo le persone poco intelligenti non voltano pagina. Quella lite non era per un vestito, le avevo semplicemente detto che mi sarei sposata e che avevo voglia di un cambiamento nella vita, un semplice discorso tra amiche che evidentemente ho fatto alla persona sbagliata: forse aveva le sue cose o la giornata le era andata storta o aveva litigato con il fidanzato, comunque Naomi era di cattivo umore, l’ha presa male, ci ha rimuginato un po’ sopra e poi mi ha corcato di botte e mi ha mandato all’ospedale. Non pensava mai che l’avrei denunciata, cosa che del resto non avrei mai voluto fare, ma alla fine devi saperti difendere e farti rispettare. Lei è comunque un’icona e l’avrei anche intervistata due mesi fa a Parigi, ma poi ho pensato: “se è di cattivo umore mi lancia contro di tutto, le ho già straprese una volta, direi di non rischiare”.
Lei è cresciuta in collegio dalle suore e poi è finita a fare la modella per la biancheria intima…
Se è per questo anche a fare film dove sono nuda, sedere, tette, e tutto il resto, un macello.. temo sempre che mi veda mia figlia navigando online, però fa parte della vita, anche se, essendo cattolica, ho sempre quel senso di colpa, quella sensazione di aver sbagliato. I miei, mamma americana e papà italiano, mi avevano messo dalle suore francesi a Roma perché imparassi la lingua, all’epoca ero disperata ma alla fine scopri che ti lasciano anche dei valori giusti. Certo per loro era uno scandalo che io facessi pubblicità, così mia madre diceva delle grandi bugie, si inventava che doveva portarmi dal medico e invece mi portava in TV a lavorare.
Si ricorda quello spot che tutti ricordano dove lei, adolescente al telefono, ripeteva il tormentone “mi ami, ma quanto mi ami”?
Avevo 14 anni, ma io avevo iniziato molto prima a fare pubblicità, già a sei anni giravo campagne di profumi per i bambini, poi ho fatto spot sulle zuppe. Però in effetti quello spot del telefono era stupendo ed è molto attuale, vorrei rifarlo, magari io con tutti bambini, ma non mi ascolta nessuno. Io però sono tignosa, il no è una risposta che non accetto, per cui insisto.
Poi il cinema e Non è la Rai…
Quando feci Non è la Rai avevo già girato Stasera a casa di Alice di Carlo Verdone e in TV Villa Arzilla con Gigi Proietti e con grandi attori come Ernesto Calindri e Marisa Merlino, però fu proprio Non è la Rai a darmi popolarità.
Tornerebbe a fare cinema?
Magari, tutta la vita, ma in Italia c’è poco lavoro, però sto per girare un film in Spagna. Qua in Italia mi hanno offerto solo reality, tutti, ma non è un genere che sta nelle mie corde. Tempo fa ne ho fatto uno in America ed è stato un trauma, diciamo che stare su un’isola sperduta mangiata dalle mosche a farmi le trecce e a pelare patate per me non va bene. Non per pregiudizio, ma perché sono magrissima e se dimagrisco troppo mi ammalo.