C’è il settore 17 dove è meglio non entrare mai: lì c’è l’orrore, ci sono rinchiuse tutte quelle donne per le quali non c’è più nulla da fare, alcune cresciute e diventate madri là dentro, donne che non sono state curate ma tenute a bada a forza di farmaci e di elettroshock, e ora la loro rabbia disperata si scatena in grida e aggressioni reciproche. Ed è lì che rischia di finire Lucia, un’adolescente rinchiusa da quando aveva sette anni, traumatizzata dalla morte iprovvisa del padre per la quale incolpa sua madre. Nel frattempo si trova al padiglione 90, quello dei bambini perduti, anime in pena abbandonate dalle loro famiglie, cui viene negata la vita. E poi ci sono i Girasoli, i matti che possono girare autonomamente perché non pericolosi, che continueranno a inseguire la luce per tutta la vita, magari giocando a fare la sentinella per l’eternità.
Girasoli è l’opera prima di Catrinel Marlon, attrice passata dietro la macchina da presa per raccontare una storia che le appartiene, una storia che riguarda una zia che in manicomio c’è stata per davvero, in uno di quei manicomi che in Romania, la sua terra, ci sono ancora. Qui siamo esattamente in quello di Santa Teresa di Lisieux ed è il 1963. Lucia è la più grande dei bambini perduti ed è diventata un po’ la loro leader e la loro protettrice. La struttura emana infelicità, angoscia, tristezza e violenza da ogni muro, da ogni finestra sbarrata, da ogni cancello chiuso, da ogni sala per la terapia.
Lucia è stata curata a suon di pillole e scariche al cervello, ammesso che abbia mai avuto bisogno di essere curata. Sta per passare al 17, per lei il dottor Oreste Gentile ha fatto di tutto, qualche miglioramento c’è stato, ma adesso la palla passa alla dottoressa Marie D’amico, una donna inteligente, lungimirante, con un passato che la rende tuttavia vulnerabile: arriva dalla Francia per sperimentare una nuova terapia basata sul metodo Basaglia. Proverà con tutta sé stessa a rendere Lucia libera, ma fallirà.
Lucia però una luce nel buio del suo mondo se la trova da sola: si chiama Anna, ha pochi anni più di lei, e come lei è una ragazza sfortunata che dal convento dov’è cresciuta come orfana, è stata passata direttamente al reparto bambini del Manicomio dove imparerà a fare il suo lavoro e a crescere, e dove conoscerà Lucia. Le due ragazze si ameranno di un amore profondo e necessario, ma neanche questo basterà.
Dopo il passaggio al TFF, Girasoli arriva al cinema forte di una storia che non appartiene solo al passato e che si fa metafora di altre mille situazioni dei nostri giorni che si chiamano solitudine, emarginazione, pregiudizio, stereotipo, ignoranza. E di un cast perfetto che vede in primo piano Gaia Girace e Mariarosaria Mingione bravissime nei loro ruoli di Lucia ed Anna, così come lo sono i piccoli e giovani attori che hanno dato vita ai bambini perduti. Ieri sera la premiere romana dove abbiamo incontrato la regista e il cast. Ecco le nostre videointerviste a Gaia Girace, Mariarosaria Mingione, Catrinel Marlon e Monica Guerritore che è la dottoressa Marie:
Le Foto sono di Angelo Costanzo