Forse non tutti sanno che Paolo Villaggio lo ha conosciuto davvero il ragioniere Ugo Fantozzi, o comunque chi lo avrebbe ispirato ad inventarlo e a farlo diventare un’icona tragicomica. E anche la signorina Silvani e il ragionier Filini (quello di Fantozzi, batti lei). Erano tutti alla Cosider di Genova dove, deluso dal non vederlo laurearsi in legge, suo padre Ettore lo aveva infilato affinché avesse almeno un lavoro vero e non perdesse tempo a fare l’artista con tutta la sua ancora acerba genialità che lui non capiva. Com’è umano lui è il film che racconta questo e molto altro: diretto da Luca Manfredi e con la partecipazione alla sceneggiatura dei due figli di Paolo Villaggio, Elisabetta e Piero, va in onda giovedì 30 maggio su Rai 1 con un Enzo Paci perfetto nel ruolo del protagonista.
Com’è umano lui racconta anche di come neanche sua madre Maria, anche lei ispiratrice inconsapevole di uno dei suoi personaggi, il professor Otto Von Kranz, credesse nel talento del figlio e fosse più che d’accordo con il marito ad assicurargli un posto fisso. Del resto Paolo stava per diventare padre grazie a una donna, assolutamente sopra le righe, di nome Maura che a sua volta diventò sua moglie e che lo aiutò a decidere per la sua vita, e a lasciare, dopo ben sette anni, qul famigerato e ambito posto fisso per rischiare tutto, inseguendo l’arte della comicità, del teatro e della televisione.
E di come ancor prima di tutto questo, Paolo Villaggio se ne andasse scorazzando per la sua città con amici come Polio, professore di greco in sedia a rotelle cui spettavano tutti i conti da pagare nelle loro scorribande visto che era l’unico che lavorasse per davvero, e un certo Fabrizio De Andrè con il quale Paolo scrisse, sempre nel corso di una goliardica serata, pezzi destinati a restare nella storia quali Il Fannullone e Carlo Martello.
Com’è umano lui racconta anche di come, in realtà, non si fosse mai dato per vinto neanche durante quei lunghi, noiosi, ma di certo prolifici sette anni alla Cosider, arrivando alla radio e al piccolo teatro Baistrocchi dove una sera fu chiamato dall’impresario Ivo Chiesa a sostituire Enzo Jannacci ammalato, e lui intrattenne il pubblico terrorizzandolo e divertendolo con il suo Kranz. E siccome a volte la fortuna arriva doppia, proprio quella sera in platea c’era un giovane Maurizio Costanzo che lo volle a Roma nel suo teatro, il 7×8. Da lì decollò la sua carriera: il salto in TV fu facile e nel 1968 a Quelli della domenica, dove c’erano pure Cochi e Renato, presentò per la prima volta al grande pubblico il suo Fantozzi, che sette anni dopo sarebbe arrivato anche al cinema. Il racconto del film si ferma qui.
Cast perfetto, a cominciare, come già detto, da Enzo Paci, genovese e appassionato di Villaggio, già apprezzato nel ruolo di Bacigalupo in Blanca; Camilla Semino Favro è sua moglie Maura; Andrea Filippi, giovane musicista e cantante che porta alta la bandiera di Fabrizio De André è, appunto, il Faber; Emanuela Grimalda che è sua madre Maria; Vincenzo Zampa, il suo amico, i suoi amici; qui le nostre videointerviste, anche al regista di Com’è umano lui Luca Manfredi e ai figli di Paolo, Elisabetta e Piero Villaggio: