Non riattaccare. lo ripete più volte Irene. All’altro capo del telefono c’è Pietro che non sta affatto bene. Irene e Pietro non stanno più insieme da tempo, ma la loro separazione improvvisa e drammatica ha lasciato il segno su entrambi. Così Irene affronta la notte di una Roma in lockdown per provare a salvarlo.
Non riattaccare, liberamente ispirato al romanzo di Alessandra Montrucchio, è il nuovo film di Manfredi Lucibello al cinema da giovedì 11 luglio, protagonista una strepitosa Barbara Ronchi che in questa interpretazione solitaria e unica, supera ogni già alta aspettativa. Tutto il film è su di lei, sul suo viso, sulla sua emotività ansiosa che trasmette al pubblico inevitabilmente stregato.
Quella che affronta Irene in Non riattaccare è una vera e propria odissea: nel suo viaggio in solitaria, che è su strada ma anche dentro se stessa, ha tutto contro, condizione sulla quale forse è stata calcata la mano oltre il necessario, ma che contribuisce alla suspense e all’adrenalina crescente: Irene affronta il buio, la solitudine, il vuoto cosmico creato dall’esplosione dalla pandemia, il dolore, il rimpianto, c’è persino il mostro della notte… Irene potrebbe in alcuni momenti anche chiedere aiuto, ma non lo fa, erigendosi al ruolo di eroina. Intanto la benzina finisce e il cellulare si scarica…
Il legame emotivo che si crea con la protagonista è così forte da percepire perfettamente anche quello tra i due protagonisti: un rapporto che non era pronto a finire, e di certo non in quel modo che ha distrutto la vita di entrambi, privi di ogni possibilità di porre rimedio alla tragedia. Pietro vuole chiudere con il suo tormento, Irene non può permettere che accada. Pietro è interpretato da Claudio Santamaria, ma di lui sentiamo soltanto la voce per tutto il film. Quasi per tutto il film. La nostra videointervista a Barbara Ronchi e Manfredi Lucibello: