Better Man, il biopic non biopic di Robbie Williams: videoincontro

di Patrizia Simonetti

Un Robbie Williams come non l’avete mai visto. Intanto perché in Better Man, l’attesissimo biopic non biopic sulla star britannica diretto e co-sceneggiato da Michael Gracey al cinema dal primo gennaio, Robbie Williams è una scimmia, perché lui così si è visto per gran parte della sua vita. Cioè, è Robbie Williams, ma interpretato da un fantastico Jonno Davies (Hunters, Kingsman: The Secret Service, I Medici) trasformato in una scimmia in CGI. E già questo sarebbe bastato ad entusiasmarci.

Ma in Better Man c’è di più, molto di più. Robbie Williams si mette completamente a nudo, svelando la sua vita da rockstar bella, dannata e incompresa, tra alti e bassi, errori e successi, amori e delusioni, alcol e droga, lutti e dolori, pasticche e depressione, svenimenti sul palco e crisi di astinenza. In pochi ce lo saremmo aspettato dall’ex Take That. Già, perché naturalmente ci sono anche loro: Gary in prims, quello che gli ha sempre usurpato il ruolo da frontman, quello che scriveva le canzoni e quindi bisognava assecondarlo, quello con la casa lussuosa e immensa con tanto di enorme giardino dove un giorno, d’accordo con Howard, Mark e Jason, e ovviamente con il loro manager, gli ha dato il benservito.

Ma Better Man scava più a fondo, non banalmente nella parte oscura della popstar troppo giovane oppressa e annientata dal successo, ma ancora più giù, raggiungendo quell’io bambino sopraffatto dalla filosofia di un padre che “se non hai quella cosa non sei nessuno”, dove quella cosa era quel guizzo, quel saper ammaliare la gente, quel potere di conquistare il pubblico e la fama per cui lo ha abbandonato ancora ragazzino, per andarsi ad esibire davanti a sparuti gruppetti di persone, ma sempre pubblico erano, anche se fossero stati una persona sola. Chissà se il piccolo Robert ce l’aveva quella cosa là, o così tanta fama di popolarità, o se abbia solamente introiettato quella pesante eredità paterna non avendo la forza di gestirla. Ad ogni modo Robert è diventato Robbie Williams, e come e perché forse conta poco.

Bellissimo il modo di raccontare i punti salienti e intimi della sua vita con escamotage metaforici, artistici ed emozionanti. Il ballo con Nicole Appleton delle All Saints, interpretata da Raechelle Bann, che snocciola il loro breve futuro; la corsa sfrenata in auto verso un destino pericoloso; lo sprofondare nel lago ghiacciato restandoci intrappolato e senza respiro e liberato da una folla osannante; i tanti Robbie-scimpanzè sempre presenti e pronti a giudicarlo, denigrarlo e minacciarlo ad ogni suo tentativo di emergere dall’anonimato e di riaggiustare la sua vita, simbolo di un’onnipresente sindrome dell’impostore, con quella fortissima e disrturbante sensazione di non essere mail all’altezza e al posto giusto.

Better Man è davvero bellissimo, emoziona, diverte, commuove e conquista. Tutto ciò che in fondo fa la musica. Nel cast anche Steve Pemberton, Alison Steadman, Damon Herriman, Kate Mulvany, Anthony Hayes, Tom Budge, Jake Simmance, Liam Head, Chase Vollenweider e Jesse Hyde. Ecco il nostro doppio videoincontro con Robbie Williams in occasione della premiere romana di ieri organizzata da Alice nella Città:







Le Foto sono di Angelo Costanzo