Umbria da Gustare: vi raccontiamo la Masterclass di Riserva Grande Academy tra Trebbiano e Sagrantino

di Patrizia Simonetti

Una piacevole sorpresa la Materclass Umbria da Gustare Grandi vini dal polmone verde d’Italia cui abbiamo partecipato ieri sera a Roma nello Spazio Eventi Del Frate. La degustazione guidata è stata magistralmente condotta da Marco Cum, titolare di Riserva Grande Academy che l’ha organizzata, la cui mission è promuovere la cultura del vino nella Capitale con corsi, tour ed eventi aperti sia ad amatori e appassionati del vino che a professionisti ed esperti, e dall’esperto Michelangelo Fani, che racconta i suoi viaggi nel mondo del vino e dei distillati su Degwineandspirits.com. La piacevole sorpresa è stata proprio nell’accoglienza dei partecipanti senza alcuna discriminazione rispetto all’eventuale preparazione.

Chi scrive, che non è che un’appassionata e curiosa del mondo wine, con nozioni assolutamente elementari ma con tanta voglia di imparare con la pratica, non si è sentita affatto discriminata, ma anzi incoraggiata ad esprimere liberamente le proprie sensazioni al naso e al palato. Molto interessante, peraltro, anche la parte preliminare, che potremo definire teorica, con accenni di storia e d’arte, dedicata a una sorta di racconto dei vini in assaggio, un bianco e un rosso: il Trebbiano Spoletino e il Sagrantino, caratteristici della verde Umbria da Gustare, terra dalla ricca offerta di viti, terra di Bianchi, come appunto il Trebbiano, la cui versione più antica è il passito che speriamo di degustare ad una prossima occasione; e di Rossi, quali il Sagrantino che sta “rubando la scena” a colleghi di calice fino ad oggi più valutati. La zona, in particolare, è quella di Spoleto, con precise caratteristiche genetiche.

Che derivi dall’Asia minore, anche in seguito a missioni di evangelizzazioni, oppure no, ci ha spiegato ad esempio Michelangelo Fani, il Sagrantino sin dal 1500 sembra legare il suo nome al sacro e ai sacramenti, con un significato simbolico. E ci ha raccontato anche della rinascita che il Trebbiano Spoletino ha avuto una grande rinascita negli ultimi anni e che sono sempre di più le cantine che lo producono. Che indubbiamente Spoleto è terra di vino da secoli e che ci sono testimonianze che partono da poeti romani come Marziale e passano per esperti del 1500 come Sante Lancerio che paragonava i vini spoletini ai “vini grechi”. Che la dicitura spoletino è arrivata però solo a fine 1800, e che da quella data in poi il vino gode di ottima fama per un po’, per poi subire una fase di oblio che si chiuderà soltanto ai nostri giorni con quella rinascita dalla quale siamo partiti. E che parliamo di un vino che sopporta l’invecchiamento e, a quanto pare, anche l’oblio.     

Abbiamo cominciato la degustazione di Umbria da Gustare dal Trebbiano Spoletino doc 2022 della Cantina Le Cimate, dal colore dorato intenso, con note floreali e agrumate, da kiwi dorato e zagara; per passare al Trebbiano Spoletino doc della stessa annata della Cantina Colle Uncinano, più delicato del primo, più discreto direi, con note più verdi di erbe aromatiche, e aromi fumé. Terzo calice bianco con  il Campo De Pico, Trebbiano Spoletino doc 2022 delle Cantine Valdangius, meno limpido, più complesso;

poi il Filium Trebbiano Spoletino 2021 della stessa cantina, cui il legno ha regalato rotondità e morbidezza, note di frutta tropicale, sensazioni dolci, vanigliate e speziate di caramello tostato e, qualcuno osa, cioccolato bianco; per chiudere con il Trebbiano Spoletino de Le tese Romanelli 2021, dal colore quasi aranciato che illude al passito, note di fresie, camomilla, ancora erbe aromatiche, vino di struttura, ma dalla freschezza acida. 

Breve pausa, gustose pizzette assortire per ammortizzare l’alcol, e si parte con i rossi, aprendo con quello che si rivelerà il  mio preferito, il Diavolacciu d’un Piero, Umbria rosso IGT 2022 della Cantina Ninni, dalla fermentazione spontanea, realizzato con macerazione carbonica, il che lo differenzia dagli altri, niente filtraggio, al naso ti lancia una bella visciola e poi un’amarena e qualche mandorla, il gusto è denso, speziato, buonissimo, ma con l’etichetta si poteva fare di più. Ed eccoci al Montefalco Rosso Riserva doc 2018, ancora cantine Valdangius, 80% Sangiovese, 20% Sagrantino, colore scuro come le note di violetta e mora. Di nuovo a Le Cimate con il Montefalco Sagrantino docg 2016, vino in purezza, al palato arrivano cuoio e corteccia; è poi la volta del Montefalco Sagrantino docg 2018 delle Cantine  Antonelli, vino biologico certificato, acidità alta, aroma di ciliegia e cacao; per chiudere con il Montefalco Sagrantino Di Filippo, il vino a sorpresa della serata, i cui vigneti sono concimati da oche in libertà, un intenso profumo di bacche rosse, intenso e vellutato, e di libertà, delle oche, soprattutto.