Un vecchio su una sedia a rotelle di nome James (Basil Hoffman) e una donna giovane, bella e piena di vita che si chiama Dorothy (Emily Mortimer), una vita che l’uomo sente sfuggirsi e che non sopporta vedere in pieno rigoglio in lei, si parlano a distanza a bordo di una piscina. Sono marito e moglie, strano ma è così, si dicono continuamente “ti amo” ma poi in spiaggia, quella dove lei ama tanto stare e lui insiste per raggiungere, e dove lei mangia cioccolata e fuma, piaceri della vita a lui ormai proibiti, nonostante il sole e il mare di Rio, il clima si fa più pesante. Lui le chiede cos’è la fortuna, poi la spinge a ballare davanti a dei ragazzi che l’ammirano ma poi se ne vanno, ad accaldarsi e poi a fare il bagno tra le onde, così lui dalla sua borsa prende l’iPod e si infila le cuffiette, le ruba la cioccolata che gusta come un bambino che ha appena infilato le dita nella nutella, si accende un sigaretta, ma non prima di essersi sparato una dose di insulina per non crepare di diabete, e non la guarda mentre affoga urlando inutilmente chiedendo aiuto. “La situazione tipica si rovescia, è l’anziano che desidera la morte della moglie giovane” spiega Paolo Sorrentino, autore del corto La fortuna, il suo contributo di otto minuti a Rio, I love you, un progetto collettivo a episodi firmato con altri cinque registi, Guillermo Arriaga, Nadine Labaki, Stephen Elliot, John Turturro e Fernando Meirelles, presentato alla Festa del Cinema di Roma.
Il regista napoletano e premio Oscar, il cui ultimo lavoro è Youth – La Giovinezza, ha poi incontrato il pubblico nello spazio dedicato agli incontri ravvicinati occupato il giorno prima da Jude Law con il quale sta girando a Roma la serie TV The Young Pope. “Per il ruolo del mio papa volevo un uomo giovane e bello e un attore portentoso così ho pensato subito a lui che ha tutte queste caratteristiche e non ha difetti – ha detto Sorrentino intervistato dal direttore della Festa, Antonio Monda – la storia che racconto è verosimile ma non vera, il personaggio è totalmente inventato da me e non mi sono ispirato a nessun pontefice precedente”.
Il cineasta non si è negato al red carpet, come invece aveva fatto l’attore britannico, condendosi ai suoi fan con selfie e autografi. Poi per parlare di cinema ha scelto cinque clip di film non suoi ma per lui significativi: Tempesta di ghiaccio di Ang Lee che “riesce a coniugare il bello con il vero e mi ha insegnato molto sulla sceneggiatura”; La notte di Michelangelo Antonioni “uno dei pochi in grado di far funzionare jazz e cinema”; Era mio padre di Sam Mendes che “spiega esattamente cos’è il cinema”; Una storia vera di David Lynch “un genio”; e Mars Attacks! di Tim Burton di cui “mi piace molto anche Edward mani di forbice anche se lì il livello di artificio supera la soglia”. Racconta anche che il primo che ha visto fu Incompreso e che gli piacevano i film con Bud Spencer e Terence Hill.
A chiusura della Festa del Cinema, sabato il 24 ottobre, verranno proiettati la versione integrale de La grande bellezza con quaranta minuti di scene inedite e il documentario Cercando la grande bellezza di Gianluca Jodice sul fare cinema di Sorrentino.