Solo un uomo può lasciare una donna stesa sul letto ad aspettarlo dopo averle assicurato “torno subito” sapendo che non è affatto vero visto che non va a comprare le sigarette ma ad abbattere con un kalashnikov il braccio armato di una pericolosa organizzazione che voleva far saltare uno stadio co n tutte le persone dentro, e non perché la sua squadra avesse perso. E solo un uomo può prendersi Monica Bellucci davanti a uno specchio e poi andarsene come nulla fosse nonostante lei lo preghi di restare, salutandola con “buona fortuna, donna Lucia”, in italiano però. Quell’uomo si chiama Bond, James Bond, è l’agente segreto britannico più famoso al mondo e questa è la sua ventiquattresima avventura cinematografica, Spectre, diretta da Sam Mendes, presentata oggi a Roma dopo l’applaudita premiere mondiale di ieri a Londra, e dal 5 novembre nei nostri cinema distribuita da Warner Bros. Entertainmmet Italia in ben 700 copie. Protagonista per la quarta volta, e probabilmente l’ultima, Daniel Craig: “quando ho iniziato ad indossarne i panni, sapevo che non volevo copiare gli altri attori che avevano interpretato Bond – ha detto oggi l’attore britannico in conferenza stampa – ho preso ispirazione dai libri di Ian Fleming, ho ricominciato da zero, anche se c’è una regola da cui non posso scappare: sto interpretando James Bond”.
Tutto inizia a Città del Messico nel giorno dei morti dove la gente va in giro vestita da scheletro o da zombie, pure Bond – lui però lo scheletro ce l’ha ovviamente disegnato su un elegante completo scuro – che dopo aver mollato la bella ragazza in camera da letto salta di palazzo in palazzo, di cornicione in cornicione ma semplicemente passeggiando come farebbe lungo una qualunque strada e quando il palazzo esplode e crolla, anche lui rovina giù con le macerie ma atterrando morbidamente su un divano, botte di fortuna che accadono solo a James Bond. Non per nulla “è la scena di cui vado più orgoglioso – ha detto Craig – è un microcosmo nel film, tutto quel che ho imparato in Skyfall l’ho messo in questa sequenza di apertura”. In quel palazzo c’era il tipo cattivo di cui sopra, tal Marco Sciarra (Alessandro Cremona) – che chissà perché in lingua originale pronunciano tutti Schiarra – e sarà qualche giorno dopo che al suo funerale ne incontrerà la vedova Lucia, ovvero Monica Bellucci, appunto, bella ancora come sempre, che anche lei se la rischia di brutto perché più di qualcuno vorrebbe che andasse dietro al consorte. “Il mio è un ruolo chiave – spiga l’attrice – perché Lucia da delle informazioni a Bond che danno poi il via alla missione. E poi in breve tempo questa donna passa dalla disperazione alla paura, dalla guerra all’estasi. Chi è questa donna, da dove viene, cosa fa nella vita, chissà da quant’è che non fa l’amore visto che presto si concede a Bond. Poi c’è una parte inconscia, quella che viene fuori dall’anima: faccio cinema per quel momento magico, in cui non sai quel che accadrà fino a quando non viene dato il ciak. Mendes mi ha detto che voleva fare di questa donna una cinquantenne, una donna adulta, la sua tristezza e la sua solitudine dovevano trasparire ma malgrado non fosse più giovane doveva avere ancora una femminilità, ed è questo a salvarle la vita”. A proposito: il funerale si celebra a Roma ed è solo una delle tante scene girate nella capitale di cui è già stato detto tutto e anche di più e sul quale sono tornati oggi anche attore e regista: “è stata un’incredibile esperienza, abbiamo girato in posti incredibili – ha detto Craig – tutti noi abbiamo lasciato un pezzettino del nostro cuore qui a Roma”. “Roma di notte è qualcosa di fantastico – ha fatto eco Mendes – siamo grati per il calore dei romani e per le opportunità che ci sono state date dall’amministrazione”.
Non è stato però detto che in uno di quei spericolati inseguimento, quando Bond sperona una cinquecento guidata da un tipo bizzarro che giustamente si risente prima che l’air bag gli esploda in faccia, quel tipo bizzarro è Antonio Salines, regista, attore e direttore artistico del Teatro Belli di Roma che ci ha raccontato quell’esperienza: “una scena piccolissima la mia, di tre minuti, che però mi ha portato anche in Inghilterra per tre giorni, è stata un’esperienza bellissima perché si entra in un mondo che pur avendo fatto tanto teatro e tanta televisione non potevo neanche concepire, mai vista un’organizzazione così stratosferica, i mezzi che avevano, stare con loro ti fa rendere conto che è davvero un mondo diverso”.
Tornando alla storia, il fatto è che Sciarra era, come detto, il braccio armato di un’organizzazione fantasma, da qui il nome Spectre, dalla doppia faccia e dai tanti tentacoli, infatti per tutto il film viene raffigurata con una piovra: da una parte, oltre a controllare i farmaci contraffatti da mandare in Africa, provoca sanguinosi attentati in ogni angolo del pianeta, dall’altra fonda un’organizzazione al grido di “servizi segreti di tutto il mondo unitevi” che si dovrebbe chiamare 9 occhi, con la scusa che, visti i tanti attentati, ce n’è proprio bisogno, così da smantellare l’organizzazione degli 00, di cui fa parte anche il nostro 007, definita obsoleta. A capo di tutto c’è un antico nemico di Bond, niente meno che Franz Oberhauser (Christoph Waltz), il suo fratellastro che, dato per morto con il padre, invece è vivo e vegeto e gli serba rancore da quando il padre adottò il piccolo orfano James preferendolo a lui, per questo poi gli confesserà di essere l’artefice di tutte le sue sofferenze e a momenti non lo ammazza sul serio. Ma Bond è Bond e con l’aiuto di colleghi e amici fedeli e fichi riuscirà a sistemare le cose. Ovvio. E per amore forse anche a cambiare vita: basta essere rincorsi, ammazzare e farsi sparare, via la pistola, e tutto per.. no, non per Lucia Sciarra-Monica Bellucci, ma per la dolce dottoressa Madeleine Swann-Lea Seydoux, che è sì figlia del suo storico nemico Mr. White (Jesper Christensen), ma è bionda e molto più giovane. Perchè alla fine gli uomini sono tutti uguali.