Se le mura delle banche sono tutte spesse 50 centimetri e soltanto quella che Umberto, titolare di una ditta di costruzioni sull’orlo del fallimento, decide di rapinare le ha di soli 25 centimetri, non è colpa sua, lui l’esplosivo per arrivare al caveau l’aveva calcolato in base agli spessori standard, così il botto è talmente forte che la polizia accorre all’istante e lui finisce in carcere. A Ventotene però, che è un’altra storia. E dopo aver scontato quasi tutta la sua pena di 4 anni, gli viene concesso di andare a lavorare alla biblioteca del paese dove c’è anche Arnaldo, un uomo piccolo dal cuore grande e senza peli sulla lingua fissato con un drone perché almeno può vedere anche lui il mondo dall’alto, dice, e dove studia la figlia del direttore del carcere alla quale Umberto dà ripetizioni di ingegneria. Difatti anche se in prigione lo chiamano il professore, lui in realtà è un ingegnere con il pallino del cinema visto che ogni anno fa un film sulla vita dietro le sbarre e proprio alla presentazione dell’ultimo conosce Morgana, una ragazza un po’ fuori di testa che però lo crede un esterno e non un detenuto e ogni volta che i due riescono a vedersi, lui a mezzanotte deve inventarsi una scusa perché se non rientra in carcere gli verrà revocato il permesso di lavoro in esterno. Nel frattempo sua figlia gli confessa che non verrà più a trovarlo in prigione perché si vergogna e sua moglie che si sposa con un altro e lui non fa che ripetere “bene bene bene… ”
Anche se le intenzioni sono buone, non sempre però le cose riescono proprio “bene bene bene” e questo è il caso de Il Professor Cenerentolo, ultimo lavoro di e con Leonardo Pieraccioni scritto con Giovanni Veronesi e Domenico Costanzo, al cinema da lunedì 7 dicembre distribuito da 01, che non fa certo ridere come i precedenti – e comunque Il Ciclone non si batte – e dove la sensazione che manchi qualcosa è netta. Anche se ci sono l’immancabile Massimo Ceccherini ma in un ruolo molto ridimensionato, Laura Chiatti, Flavio Insinna (guarda la nostra videointervista a Flavio Insinna), un bravissimo Sergio Friscia e un altrettanto bravo Davide Marotta, visto più volte al cinema grazie a Lamberto Bava, Dario Argento e pure a Mel Gibson ma diventato famoso, come spesso accade, come l’ex marziano Ciribiribì della pubblicità Kodak degli anni novanta. E c’è anche la figlioletta di Pieraccioni, Martina, seppure per pochi minuti sul finale, e infatti lei si è arrabbiata un bel po’, ci rivela il padre. Già, perché stavolta il registattore toscano, padre appunto da cinque anni, sposta il tiro dalla bella di turno, che comunque c’è, all’amore filiale, come ci racconta nella nostra videointervista