Carol, storia d’amore tra lei e lei nell’America puritana degli anni Cinquanta

di Patrizia Simonetti

Diretto da Todd Haynes e da martedì 5 gennaio in 150 sale italiane

grazie a Lucky Red, cinque nominations ai Golden Globe che si assegneranno il 10 gennaio e un premio alla giovane Rooney Mara come miglior interpretazione femminile a Cannes, Carol ci porta nell’America degli anni Cinquanta e racconta di Therese Belivet (Rooney Mara), giovane impiegata di un grande magazzino di Manhattan che aspira a qualcosa di più e che è fidanzata con il fedele Richard (Jake Lacy), e di Carol Aird (Cate Blanchett), donna affascinante vittima di un matrimonio senza amore ma di pura convenienza con il ricco banchiere Harge (Kyle Chandler); e soprattutto del loro incontro, della passione che da esso scaturirà che sorprenderà loro per prime incapaci di comprenderla all’istante, anche se Carol ha già amato una donna in passato, quella che ora è la sua cara amica Abby (Sarah Paulson). Un legame, il loro, a scandalizzare morale e tabù dell’epoca quando la società “seguiva un cammino stabilito dalle regole”, sottolinea il regista, eppure vissuto nonostante tutto e tutti.

Arriverà forse il tempo in cui non sarà più necessario né ci verrà in mente specificare che un film racconta una storia d’amore tra due donne o tra due uomini, perché sarà così normale incontrare e formare coppie eterosessuali e omosessuali nella vita vera e di conseguenza vederle al cinema, che sarebbe ridicolo scriverlo o sottolinearlo. Così però ancora oggi non è visto che per molti è tuttora assurdamente impossibile considerare amore ciò che lega due persone dello stesso sesso e dare per scontate la logica libertà così come l’elementare diritto di legarsi a chi si vuole, e allora ben vengano film come Freeheld di Peter Sollett o Io e lei di Maria Sole Tognazzi per citarne uno di casa nostra, e come Carol, storia d’amore tra lei e lei seppure di un’altra epoca che non è la nostra, se ciò può contribuire a rendere “normale” ogni relazione o anche solo e semplicemente regalarci un bel film, che comunque non è poco.

Ed è proprio in quegli anni, esattamente nel 1952, che la giovane giallista Patricia Highsmith, che tre anni dopo avrebbe scritto Il talento di Mr Ripley, pubblica il suo secondo romanzo The Price of Salt/Carol da cui è tratto il film con la sceneggiatura di Phyllis Nagy e naturalmente, visto il tema e la forma, destinato ad alzare un bel po’ di polvere con la speranza, forse, di soffiarla via da quel mobile antico e obsoleto di una moralità bigotta e fuori tempo. E poi metteteci pure il fatto che le due protagoniste non solo appartengono allo stesso stesso sesso ma “sono due donne di età diverse e provenienti da ambienti sociali differenti – spiega Haynes – una giovane, sulla ventina, che ha appena cominciato ad affacciarsi alla vita incontra un’affascinante donna più grande di lei che ha una figlia e che sta affrontando un divorzio, e l’infatuazione e la passione reciproca le costringono a dover affrontare gli attacchi del mondo che le circonda”.

Carol è una persona che può sembrare distante e controllata – dice del suo personaggio Cate Blanchett, sempre più bella e perfetta da togliere il fiato  – ma io credo che sia sempre sul punto di crollare, non si sente a suo agio, come Therese del resto, nel suo circolo sociale o nella sua epoca. Credo che entrambe vengano colte di sorpresa dall’intensità del legame che le unisce e scoprono di essere decisamente più interessate ad una particolare persona piuttosto che a far parte di uno specifico gruppo di persone”. La Blanchett ha accettato con entusiasmo di partecipare a un altro film tratto da un romanzo della Highsmith dopo Il talento di Mr. Ripley di Anthony Minghella: “credo che il piacere di lavorare su un lavoro tratto da un romanzo di Patricia Highsmith derivi dal fatto che la vita interiore dei personaggi è estremamente ricca – dice l’attrice australiana – la Highsmith è una vera maestra nel tratteggiare personaggi che dimostrano, in un certo senso, che qualsiasi adulto nasconde un segreto”. “Therese non è una persona radicata, non ha un luogo d’origine a cui tornare ed è in una fase in cui si chiede cosa fare della sua vita – racconta invece Rooney Mara – Carol le apre il suo mondo e la sua mente mostrandole la donna che potrebbe diventare e aiutandola a capire che genere di rapporti desidera davvero avere”. Senza dimenticare che, come dice Carol nel film, “niente accade per caso e tutto torna al punto di partenza”.